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Civitanova: Dai campi profughi in Libano a Civitanova Alta grazie al corridoio umanitario de Le Sentinelle del Mattino: "vogliamo restare, in Siria è pericoloso"

4' di lettura 05/12/2022 - Lui, 40 anni, fabbro. Lei, 23 anni, truccatrice. Con loro i due figli di 5 e 3 anni, nati in Siria sfidando le bombe (lei) e il rischio dell’arruolamento forzato (lui). Yamen Al Farah, sua moglie Marem e i figli Elie e Charbel a Civitanova hanno trovato la salvezza grazie all’aiuto de Le Sentinelle del Mattino.

L’associazione di Civitanova Alta ha aderito al progetto della Comunità di Sant’Egidio realizzando un corridoio umanitario attraverso il quale la famiglia siriana, dopo cinque anni nei campi profughi in Libano, è riuscita ad arrivare in Italia lo scorso giugno.

Una ordinaria storia di guerra, quella degli Al Farah. La loro vita è stata sconvolta nel 2016, quando l’offensiva dell’Isis ha preso di mira anche la città in cui vivevano, Homs, terza città del paese dopo Damasco e Aleppo con i suoi 775 mila abitanti. «Ora siamo molto felici, stiamo iniziando una nuova vita e vorremmo restare qua, in Siria è pericoloso – raccontano Yamen e Marem, che stanno iniziando a destreggiarsi con l’italiano ma che per questa volta accettano l’aiuto di una ragazza saharawi che li aiuta nella traduzione – l’Isis ha distrutto tutto nella nostra città, così siamo stati costretti a scappare, passando da un villaggio all’altro, fino ad arrivare in Libano». Qui, però, i profughi siriani non sono ben accetti e restano confinati in sterminati campi profughi. Per oltre cinque anni Yamen e Marem sono rimasti in questa sorta di limbo, mettendo nel frattempo al mondo due bambini. «Ogni volta per partorire dovevo tornare in Siria, era troppo costoso farlo in Libano – continua Marem – e per di più dovevo andare da sola, perché Yamen, se veniva riconosciuto, poteva essere obbligato ad arruolarsi nell’esercito».

L’aiuto di alcune associazioni come la Comunità di Sant’Egidio consente almeno ad alcuni di loro di emigrare legalmente verso paesi dove possono ricostruire la loro vita. «La nostra associazione si è occupata per anni di tre filoni: anziani, genitori con figli adottivi e adolescenti – spiega il presidente de Le Sentinelle del Mattino Giorgio Barbatelli – a febbraio abbiamo deciso di iniziare a guardare al fenomeno dei migranti e abbiamo aderito all’iniziativa di Sant’Egidio ed eccoci qua».

Mesi a preparare tutto, dal reperimento di un’abitazione a Civitanova Alta, messa a disposizione da una famiglia locale, alla suddivisione dei compiti per aiutare i nuovi arrivati con tutto il necessario: dai vestiti al fare la spesa, per poi iniziare un percorso che durerà 18-24 mesi e che dovrà portare all’inserimento vero e proprio anche a livello lavorativo. In tanti si sono prodigati per dare una mano e non solo i membri dell’associazione: Antonella Cimarella, Maurizio Gobbi, Maria Mori, Romualdo Sancricca, Mauro Cimini ed Elisabetta Cesari. Ma oltre alla buona volontà servono soldi («circa 20 mila euro, tutto rendicontato», precisa l’associazione), che arrivano in toto da donazioni private. Compreso il contributo della Fondazione Carima. «Un piccolo contributo il nostro, ma davvero sentito – spiega il vicepresidente della Fondazione Francesco Sabatucci – se solo l’1% dell’umanità fosse come queste persone… Sono orgoglioso di dare una mano».

Il Comune per ora non ha messo un euro. Ma c’è la disponibilità dell’assessore ai servizi sociali Barbara Capponi a intervenire in maniera più concreta. «Mettiamo a disposizione i nostri servizi alla persona per supportare questa iniziativa privata – rimarca Capponi – è un progetto autonomo cui non stiamo contribuendo economicamente, ma siamo a disposizione per discutere di qualsiasi aiuto».

La prima sfida per Yamen e Marem è quella di imparare l’italiano, primo passo per un vero inserimento in una comunità, quella di Civitanova Alta, che però li sta accogliendo con sorrisi più che occhiatacce. «I bambini, in tal senso, apprendono come spugne: sentirli pronunciare il colore “arangione” come farebbe ognuno di noi è emblematico in tal senso», aggiungono i volontari.

Lo step successivo arriverà a gennaio, quando la Commissione territoriale sarà chiamata a pronunciarsi sull’ok alla loro richiesta di asilo. «Se tutto andrà come deve, poi da febbraio inizieremo la ricerca di un lavoro per entrambi».

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Questo è un articolo pubblicato il 05-12-2022 alle 16:03 sul giornale del 06 dicembre 2022 - 134 letture

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