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Fermo: La guerra del grano inizia nelle nostre campagne. Lo sfogo di un agricoltore

2' di lettura 17/06/2022 - Fotografa un porro da seme che sta iniziando la fioritura. Sembra accarezzare i pomodori dei diversi filari. Respira il profumo del grano e dell' orzo che maturano e guarda il mare in lontananza. E tutto ciò, scrive, «mi riporta alla mente il periodo scolastico, quando sentivo questo odore ero felice perché stava per terminare la scuola». Oggi, Daniele Vecchiotti è già laureato e scommette in campagna. I suoi campi si trovano in un luogo bellissimo: Poggio San Gaetano, Magliano di Tenna. Un pianoro che guarda il Tenna e l'Adriatico. Daniele l'abbiamo già incontrato. Ma stavolta lo riprendiamo perché sul grano, sulle prospettive, sulla guerra in corso, ha molto da dire

«La chiamano la guerra del grano, perché al centro della storia ci sono i politici. Vedete, non è corretto: la politica europea per il grano non ha mai fatto nulla, se non dare un contentino di 200 euro prima, 100 poi per ha, giusto per ammansire gli agricoltori».
La vera guerra del grano, aggiunge, «la combatte ogni giorno l'agricoltore», «è il sole implacabile di agosto sotto cui si prepara il terreno per la raccolta del giugno successivo, sono i prezzi che aumentano, le fisiopatie, gli insetti, la grandine, la siccità severa che negli ultimi anni ha colpito in modo importante le nostre zone».
E non basta, perché «chi lavora in campagna deve scommettere e combattere contro il caso, a volte rischiare la vita per poter seminare anche in terreni impervi, lottare contro il consumatore che ci crede avvelenatori del Mondo».
No! dice Daniele, «noi custodiamo le nostre terre, le nostre colture, dando origine ad un prodotto di qualità».
Il suo è uno sfogo: gli agricoltori investono nella coltivazione del grano, anticipano le spese e spesso «non si rientra dei costi perché il prezzo del grano è aleatorio».
«La vera guerra – riprende - la combattiamo noi, ogni giorno, ogni istante, in ogni momento, contro tutto e tutti. Non la stanno combattendo i politici, non è Draghi a battersi, né Putin, né Biden, ne la Von Der Layen. Siamo noi, e solo noi, a batterci contro tutti, per una passione, che oramai però è arrivata al lumicino. E non pensate che in altre parti del mondo sia molto diverso da come viviamo noi oggi qui in Europa e in Italia. Da agrotecnico e imprenditore, il consiglio futuro che posso dare agli agricoltori nostrani, e quello di pensare bene se per il prossimo futuro, tutto ciò, ne valga davvero la pena».
Uno sfogo, abbiamo detto, che apre domande e infligge pugni nello stomaco di chi dirige questa nostra Europa.




adolfo leoni


Questo è un articolo pubblicato il 17-06-2022 alle 13:50 sul giornale del 18 giugno 2022 - 35428 letture

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