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Ancona: ferito al cantiere navale, arriva l'arresto per il tentato omicidio dell'operaio 23enne

polizia uscita delle volanti 3' di lettura 11/06/2021 - A finire in manette un collega del operaio bangladese mandato in coma da una martellata il 3 giugno. Il connazionale lo avrebbe aggredito in uno scatto d'ira colpendolo alla nuca con un martello

Si è presentato di sua iniziativa in Questura H.S., operaio bangladese di 39 anni. Era già finito nel mirino della Polizia come principale sospetto dell'aggressione subita dal collega 23enne sempre originario del Bangladesh, il 3 giugno. I due lavoravano nella stessa squadra, costruttori presso il sito della Fincantieri in una ditta subappaltatrice. Sarebbe stata proprio una questione di lavoro la fonte del diverbio che ha portato all'aggressione. H.S. In quanto operaio di maggiore esperienza, avrebbe dato al collega un incarico da eseguire, ma non soddisfatto dall'opera del 23enne sarebbe scoppiata una lite finita nel peggiore dei modi.

Al momento della lite la vittima aveva in mano un martello, di circa 30cm, pesante e appuntito, detto “picchetta”. Quando i due sono arrivati alle mani l'aggressore strappava di mano il martello alla sua vittima, colpendolo alla testa. L'attrezzo veniva poi occultato in qualche maniera dall'aggressore e portato via in un secondo momento, senza più essere ritrovato. Immediatamente il ragazzo si accasciava al suolo sanguinando copiosamente. Il 23enne aveva subito una grave frattura del cranio: un trauma cranico commotivo con ferita e frattura cranica, che i medici scoprivano aver lesionato anche la corteccia cerebrale, causando crisi epilettica prolungata secondaria e necessità di intubazione . Si rendeva quindi necessario di porre l'operaio in coma farmacologico, condizione nella quale il paziente tutt'ora versa a più di una settimana dall'aggressione.

Mentre i sanitari si occupavano della vittima la prima versione circolata era quella dell'incidente, risultata però immediatamente implausibile alla Squadra Mobile della Questura di Ancona, coordinata dal Vicequestore Carlo Pinto. Le serrate indagini e le ricostruzioni stringevano il cerchio attorno ad H.S. il quale, a due giorni dall'accaduto, si presentava spontaneamente in Questura per fornire la sua confessione e raccontare la propria versione alla Polizia. La confessione ha guidato gli uomini e le donne della Squadra Mobile nella ricostruzione degli avvenimenti anche grazie alle prove fisiche, alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza (che non hanno però ripreso l'aggressione) e le altre testimonianze, contraddistinte però dal'omertà della comunità bangladese nei riguardi dei propri connazionali.

Infine grazie alla confessione e al quadro probatorio costruito dal lavoro della Polizia, veniva emessa dal Gip nella giornata di venerdì il provvedimento cautelare immediato eseguito per l'arresto dell'aggressore, tradotto presso la Casa Circondariale di Montacuto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. L'accusa è quella di tentato omicidio. Solo per un miracoloso caso infatti secondo i medici la vittima dell'aggressione non ha perso la vita per le ferite riportate e tutt'ora versa in gravi condizioni in coma farmacologico dal quale i dottori potrebbero risvegliarlo nei prossimi giorni. A quel punto se ne sarà in grado anche il 23enne potrà dare la propria versione dei fatti agli inquirenti.


di  Filippo Alfieri
redazione@vivereancona.it







Questo è un articolo pubblicato il 11-06-2021 alle 17:36 sul giornale del 12 giugno 2021 - 942 letture

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