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Fermo: La Sanità secondo il candidato regionale UDC Dottor Giambattista Catalini

5' di lettura 17/09/2020 - Per riformarla e garantire equità di trattamento e servizi a parità di tasse andrebbero fatte 5 Aree Vaste con personalità giuridica.

Se è vero che circa il 90% delle tasse regionali finiscono in Sanità, va da sé che questo è l’argomento principe per tutti gli schieramenti in corsa per le ormai vicinissime elezioni regionali. E di Sanità abbiamo parlato con un candidato esperto, che la pratica da anni, la vive dal di dentro e quindi la conosce bene: il chirurgo Giambattista Catalini, stimato professionista, candidato dell’UDC nel fermano in appoggio al Centro destra guidato da Acquaroli .

Se dipendesse da lei quale sarebbe la “ ricetta” per riorganizzare un comparto così sensibile e al centro dell’interesse di tutti i cittadini?

Sicuramente il covid ha stravolto gli schemi precedenti, tutti parlano di sanità, pochi hanno la competenza per farlo . Io parto da un assunto: a parità di tasse ci deve essere equità di servizio. Quello che al momento nelle Marche non c’è. Qui abbiamo 1 Asur e 2 Aziende Ospedaliere, quella di Torrette e quella di Ancona Nord. Non c’è ancora l’Azienda Marche Sud. Per arrivare ad una giustizia della salute , secondo noi del centro destra andrebbero fatte 5 Aree Vaste con personalità giuridica, affinchè la sanità non sia solo Anconacentrica e le risorse vadano redistribuite equamente anche in periferia. Ad esempio, anche nel periodo Covid la provincia di Fermo non ha avuto le stesse opportunità che hanno avuto Ancona, Ascoli, Macerata o Pesaro. I fermani, a differenza degli altri cittadini, avendo un ospedale unico destinato a Covid , hanno dovuto migrare in ospedali di aree vaste vicine. Questo a sottolineare che nella provincia di Fermo sono stati chiusi forse troppi ospedali rispetto alla vicina Area Vasta 3. Inoltre nel fermano mancano tanti altri servizi come la medicina nucleare, la radioterapia, l’emodinamica per citarne solo alcuni. E a proposito di emodinamica, paradossalmente c’è un apparecchio da qualche parte dell’ospedale già donato penso da Cassa di Risparmio di Fermo, ma mancano altri apparecchi per poter far partire il servizio. Quindi ribadisco che nella provincia di Fermo non c’è un rapporto univoco e uguale di servizi come nelle altre province ".

A proposito di ospedali chiusi, i Sindaci li vorrebbero potenziati con più pronto soccorso e specialistiche in loco. Lei che ne pensa?

"Sicuramente l’ ascolto dei sindaci è un punto fermo dell’’attuale programma del centro destra. Tutti i sindaci sono responsabili della salute dei loro cittadini ed è fondamentale sentire il loro parere, ma non solo formalmente così come si fa ora con la conferenza dei sindaci alla quale qualcuno va e qualcuno no e senza attività effettiva. Questo è un passaggio fondamentale e non riguarda solo la sanità. Mi riferisco anche alla scarsa viabilità della nostra provincia. Penso ad esempio ai cittadini di Amandola, penalizzati non solo per andare all’ospedale, ma anche per andare a scuola. Gli studenti si devono svegliare prima, stanno più tempo in pulmann e pagano pure di più per la trasferta . Quindi le problematiche da risolvere sono diverse. A grandi linee il concetto di base è sempre quello, a parità di tasse deve corrispondere una parità di servizi. Come se uno entrasse in una concessionaria pagasse una Mercedes ed uscisse con una Panda. E’ evidente che il concetto è sbagliato e va rivisto".

Tornando alla Sanità ….

"In questo momento i cittadini dei paesi piccoli intorno a Fermo devono fare kilometri per accedere al servizio. Quindi occorre che i punti di primo intervento e i poliambulatori funzionino, perché per fortuna non tutti hanno bisogno di grandi interventi e per la routine normale non è possibile che ci si trovi in difficoltà. Ci sono liste di attese e difficoltà burocratiche che sono evidenti. questo è un sistema che va messo a rete, va rivalutato il personale e vanno rivisti alcuni aspetti che non possono coincidere con un sistema unicentrico, con una sola testa in Ancona e tanti tentacoli in periferia che spesso non sono adeguati alle esigenze locali. Noi abbiamo una bella rete di ospedali che purtroppo sono ridotti in macerie. Proprio stamattina ho ricevuto dal Tribunale del malato alcune foto dell’ospedale di Sant’Elpidio a Mare . ristrutturato nel 1986 e chiuso nel 2015, che versa in condizioni pietose".

E il Cup?

"Rientra in un discorso di revisione complessiva. Così com’è Il Cup non funziona, spesso è una strozzatura che rallenta la possibilità del cittadino di accedere al servizio sanitario, bisognerà chiedersi come rivederlo, partendo dalla considerazione che ormai anche gli anziani usano il computer per fare molte operazioni, compresi gli acquisti e le prenotazioni on line".

Se dovesse essere lei a gestire i fondi del recovery fund a quale progetto darebbe la priorità?

"Il primo passaggio sarebbe prenderli, perché la Regione Marche su 1.000.000 ne ha presi solo 250.000. Poi va fatta una analisi di dove sono gli intoppi per poter dare le prestazioni che i cittadini chiedono sia nella profilassi, e qui significa investire sul territorio, che nei servizi che si eseguono negli Ospedali. Ripeto, l’ostacolo è L’Asur e la strada da percorrere in primis è la costituzione di 5 Aree Vaste con personalità giuridica. Da ciò si avrebbe la svolta".






Questa è un'intervista pubblicata il 17-09-2020 alle 15:34 sul giornale del 18 settembre 2020 - 290 letture

In questo articolo si parla di cronaca, intervista, marina vita

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