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Fermo: Conferenza Sindaci Area Vasta 4: Coronavirus all’ordine del giorno

4' di lettura 28/02/2020 - Covid- 19: Peste bubbonica o banale influenza?

“Rischiamo di essere in balia delle fake news e questo è quanto di peggio ci possa essere”, apre così la Conferenza dei Sindaci il primo cittadino fermano Paolo Calcinaro, nonché Presidente della stessa. “Dobbiamo essere noi la sola fonte certa, raccontare noi ai nostri cittadini la realtà dei fatti e non rimetterla a chi per diletto o per trarne vantaggi di visibilità cerca solo di fomentare e seminare il panico”.

Amuchina con sé, il Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli subito motiva il suo voler fare ordinanze. La legittimazione mi giunge dal Governo stesso quando - spiega - domenica con decreto ha dato la facoltà alle Regioni di attuare misure per il contenimento della diffusione del coronavirus. Le misure – precisa poi – non sono state prese a casaccio ma sulla base del conforto e delle proposte del Gores.

Perché chiudere le scuole sarebbe la misura giusta dunque? Perché- dice – seppur nei giovani il virus sia meno aggressivo esso è contagioso anche in maniera asintomatica. Possiamo avere quindi ragazzini senza sintomi ma affetti dal virus i quali, a loro insaputa, lo trasmettono al compagno di classe che, a sua volta, suonata la campanella e rientrato a casa, lo potrebbe trasmettere a genitori, nonni, ecc.

“La scelta di chiudere ha una ragione scientifica, non politica”, precisa Ceriscioli.

I contagiati ad oggi nelle Marche sono sei e uno di questi è proprio uno studente di un liceo pesarese. Pertanto scuole chiuse fino a sabato.

“Dopo la sospensione del Tar ho riemesso l’ordinanza in forza di motivazioni aggiunte perché se la prima aveva la punta dell’iceberg a Cattolica ecco giungere, un’ora dopo l’ordinanza, il primo caso positivo ma – puntualizza - positivo significa che quella persona era affetta da Coronavirus già prima dell’ordinanza.

E l’economia? Non c’è nessuna situazione in cui l’economia possa essere anteposta alla salute, dice il Presidente della Regione Marche immaginando regioni come il Friuli Venezia Giulia che senza casi positivi ha fatto ugualmente un’ordinanza come la nostra e da parte del Governo non c’è stata impugnativa. Ancora zero casi in Friuli – continua- avrà fatto bene o no a prendere quella misura allora?

A breve un altro incontro tra Governo e Regioni per fissare percorsi e procedure e distinguere le misure a seconda del territorio.

“Lo sforzo grande da fare è quello di contenere il fenomeno fuori dalle strutture sanitarie, sarebbe complicato se ci fossero casi conclamati all’interno delle strutture, significherebbe mettere in difficoltà i nostri percorsi interni”, il messaggio lanciato da Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4. L’invito a non affollare i pronto soccorsi giunge anche dal primario Ciucani. L’idea, infine, di un percorso a parte in PS studiato per isolare chi ha sintomi e arginare il contagio.

Il Direttore generale di Asur Marche Nadia Storti concorda. “Dobbiamo cercare di evitare che i cittadini con sintomatologia raggiungano le strutture sanitarie per evitare di metterle fuori uso”. Da qualche giorno è attivo anche un numero verde regionale in cui, dalle 8 alle 20, ai dubbi rispondono dei medici specializzandi in igiene e sanità pubblica.

Due i centri deputati al ricovero: i reparti di malattie infettive di Torrette e di Fermo.

Un centinaio i soggetti in isolamento domiciliare. Nel caso in cui la situazione familiare non permetta l’isolamento insieme alle Prefetture sono stati individuati degli ambienti ad hoc fuori dal proprio domicilio. Il dott. Ciarrocchi, direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica, indica come unica misura per mitigare la pandemia la sorveglianza e, al momento, sono cinque le persone nella nostra Area Vasta 4 sotto sorveglianza; per il primo di esse la quarantena termina proprio oggi.

“L’infettivologo sa che questo non è né il primo né l’ultimo nemico da affrontare”, dice il dott. Amadio, “ma abbiamo le strutture e le competenze. Occorre arginare i numeri e il sistema cammina”.

Prudenza ma non terrorismo l’auspicio della dott.ssa Calcagni, rappresentante di tutti i medici che operano sul territorio. “Già dal 4 gennaio sono iniziate le prime fake news. Il nostro territorio invece era indenne e con interventi anche sulla stampa abbiamo ridimensionato il problema”, dice.


di Benedetta Luciani
redazione@viverefermo.it





Questo è un articolo pubblicato il 28-02-2020 alle 15:18 sul giornale del 29 febbraio 2020 - 1061 letture

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