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Civitanova: L'esperimento La Saetta: la prima squadra di calcio della provincia che ospita i migranti

3' di lettura 26/02/2020 - Non è uno che ha paura delle sfide, Mario Paolini. Dal fulmine sulla spiaggia che nel 1991 gli diede l’ispirazione per inventarsi il nome della società a oggi, La Saetta ha cambiato pelle più volte.

Dal calcio amatoriale a quello femminile di calcio a 5, che sul finire degli anni Novanta ha portato la società a due finali nazionali, fino all’inizio dell’avventura in Terza Categoria maschile. La scorsa estate una scelta singolare: quella di accogliere nella propria rosa ben 18 richiedenti asilo, che in questa stagione compongono la grandissima maggioranza del gruppo gialloblu. Una scelta convinta quella che il patron ha fatto nel luglio scorso. «Mi ha convinto Giuseppe Lufrano, che è un nostro giocatore ma prima di tutto uno stimato avvocato – spiega Paolini – mi ha segnalato la situazione di questi ragazzi che in patria non avevano mai giocato a livello agonistico ma che avevano voglia di mettersi in gioco». Detto fatto: si raduna il gruppo di ragazzi, tutti immigrati in Italia da diversi paesi africani e ospitati in alcune comunità di Macerata e Sambucheto, e si parte con l’iscrizione al campionato nel girone maceratese-anconetano della Terza Categoria.

«Sono tutti dei ragazzi eccezionali, con grande voglia di fare e passione per il gioco, voglio dare loro una mano a trovare la loro strada – racconta il presidente de La Saetta – molti di loro erano abituati a giocare scalzi nei campi di terra a casa loro, è una bella opportunità per loro. E ce ne sono un paio davvero molto bravi, con un percorso formativo di livello potrebbero giocare sicuramente in categorie più importanti , li ho segnalati anche alla Figc Marche».

I risultati vanno e vengono (attualmente la squadra viaggia nella parte medio-bassa della graduatoria), ma quello conta fino a un certo punto quando si parla di campionati di questo livello. A maggior ragione per un progetto come quello de La Saetta: umiltà, voglia di stare insieme e passione per il gioco sono valori ben più importanti. «E sono felice di non aver mai ravvisato episodi di razzismo in questi mesi – sottolinea Paolini – è ovvio che ci siano scontri in campo e a volte purtroppo sono finiti anche fuori, ma mai si è varcato il limite della discriminazione sul colore della pelle». L’esperimento de La Saetta è un unicum in provincia, ma non nelle Marche e infatti sta prendendo forma l’idea di organizzare un’amichevole con l’altra realtà inclusiva del territorio, la Montepacini di Fermo, anch’essa realtà che ospita diversi immigrati nelle proprie fila.

Resta da capire se però questa esperienza avrà futuro oltre la stagione attuale. Il problema principale per Paolini è puramente logistico. «I ragazzi non hanno auto per cui ogni volta dobbiamo organizzarci per andare a prenderli e riportarli nelle loro comunità – finisce il presidente – alla lunga sta diventando un po’ pesante e dispendioso. Se troveremo un modo per organizzarci su questo fronte proseguiremo senz’altro: sono davvero fiero e contento di questi ragazzi».








Questo è un articolo pubblicato il 26-02-2020 alle 15:31 sul giornale del 27 febbraio 2020 - 623 letture

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