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Fermo: “Scuola e Imprenditorialità - Il futuro che ci attende” il convegno di Venerdì scorso a Fermo

3' di lettura 02/02/2020 - Il pensiero del'ex Rettore del Politecnico delle Marche prof. Sauro Longhi: «Occorre formare persone pronte ad affrontare le grandi trasformazioni»

Poteva tramutarsi in un incontro pre-elettorale. Ma non è accaduto. Il prof. Sauro Longhi, docente di Automatica all'Università Politecnica delle Marche e, fino a qualche mese fa, rettore della stessa, ha sfiorato il suo impegno in politica soltanto al termine del convegno su “Scuola e Imprenditorialità-Il futuro che ci attende”, organizzato venerdì a Fermo dall'Associazione ex Allievi dell'ITI Montani.
Gli premeva invece il confronto con i dirigenti scolastici Margherita Bonanni dell'ITI Montani, Cristina Corradini dell'ITET Carducci-Galilei, Stefania Scatasta dell'IPSIA e padre Sante Pessot del Centro Professionale Artigianelli.
Salutando il folto pubblico accorso alla Sala dei Ritratti, il sindaco Paolo Calcinaro ha ricordato l'importanza della Politecnica a Fermo e l'incremento degli iscritti passati da 558 del 2015 agli attuali 747. Rallegrandosi con i due imprenditori-testimoni della giornata: Stefano Luzi della Tre Elle Srl e Paolo Vitturini della Vega Srl, Calcinaro ha inoltre anticipato gli interventi a favore di start up, borse lavoro, centri di ricerca. Il presidente degli ex Allievi dell'ITI Montani Carlo Labbrozzi ha paragonato Fermo «città di cultura, scuola, accoglienza e ringraziamento» alla città ideale di Piero della Francesca.

«Occorre formare persone pronte ad affrontare le grandi trasformazioni» è stato l'esordio dell'ex rettore. Per questo motivo – ha precisato - la scuola deve essere il punto strategico delle politiche nazionali. Importante è che il giovane sappia aggiornarsi continuamente per far fronte ai mutamenti sempre più veloci. Il sistema scuola-lavoro è determinante. La Germania, ha precisato Longhi, ne è un esempio.
L'ex rettore ha invitato le aziende al rispetto dell'ambiente e all'investimento sul green, «Non è vero che sia più costoso, anzi», e sull'internazionalizzazione: «Dobbiamo far conoscere i nostri prodotti al mondo». Protesi nel mercato globale ma con salde radici nel territorio.
La Bonanni, parlando del modello ITI: presa in carico d'un problema, elaborazione dei dati, riflessione, soluzione, ha insistito sulla contaminazione dei saperi e sullo sforzo di immaginare il futuro. Cristina Corradini ha sottolineato come la velocità sia stata da secoli la molla del progresso, evidenziando la necessità di momenti di riflessione, l'importanza del sistema scuola-lavoro e «dell'imparare ad imparare».
Stefania Scatasta, lodando le aziende locali «sempre disponibili a collaborare», ha criticato la riduzione del monte ore per la scuola-lavoro, e ha insistito sulla necessità di accompagnare la persona nella sua crescita.
Padre Sante Pessot ha parlato di «un cambio d'epoca» in atto, di una necessità di mutamento anche nella didattica, e dell'urgenza di lavorare insieme. Immaginando il futuro, ha fatto l'esempio delle botteghe medievali e rinascimentali: dove si individuava il problema e si cercava la soluzione.

Per Stefano Luzi la ricchezza delle aziende è l'uomo al centro e la qualità totale. «La tecnologia va bene – ha detto – ma va gestita».

Paolo Vitturini ha raccontato della sua azienda che, nata nel 2004, oggi occupa 220 persone ed è presente nel mondo. Nel prossimo futuro, aprirà un centro di eccellenza nel Fermano con la creazione di 80 nuovi posti di lavoro.

Al termine, Labbrozzi e Bonanni hanno consegnato a Longhi il simbolo dell'ITI: l'Ape laboriosa, nel bronzo «che non ossida e ha lunga vita».




Adolfo Leoni


Questo è un articolo pubblicato il 02-02-2020 alle 09:50 sul giornale del 03 febbraio 2020 - 495 letture

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