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Fermo: La monturanese Alessia dalla Cina spiega come si vive veramente il Coronavirus

2' di lettura 30/01/2020 - Alessia Bartolini, la giovane monturanese che vive a Wuhan è in attesa di tornare a casa

Ha voglia di tornare in Italia ma ha maggior voglia di ritornare in Cina, quella che definisce la sua seconda casa e per la quale nutre un sentimento di rispetto e vicinanza.

In una situazione che alle orecchie europee appare drammatica, Alessia invita all'informazione esclusivamente tramite fonti ufficiali e a prendere le distanze da sterili pregiudizi e immotivate discriminazioni: a suo parere la Cina va sostenuta in quanto pronta a cambiare in meglio e subito lo stato delle cose. "La Cina non è più come una volta – racconta alla nostra redazione –, ora è pronta ad affrontare una situazione del genere e dobbiamo essere fiduciosi, supportare il sistema sanitario cinese affinché non si crei un panico ingiustificato".

Quando e come sei venuta a conoscenza del virus? "Vivo a Wuhan da inizio novembre dopo vari mesi in giro per la Cina per lavoro [Alessia è traduttrice freelance]. Il primo caso di coronavirus c'è stato a dicembre. Già da dicembre si parlava di usare precauzioni, come mettere la mascherina ed essere attenti all' igiene personale".

Avete saputo del primo caso di contagio da una testata giornalistica cinese. Come avete vissuto la notizia? C'è apprensione in Cina?

"Il 23 gennaio è stata isolata la città. Già dal giorno precedente la megalopoli era semi-vuota. Non potevamo prendere mezzi, metropolitana e aeroporto sono stati chiusi e ci hanno messo in quarantena. All'inizio c'è stato panico ma poi abbiamo capito che la situazione è sotto controllo e l'umore generale è migliorato".

I clienti dei supermercati di Wuhan entrano a fare spesa muniti di mascherina, qualcuno anche di guanti e occhiali protettivi; "c'è un po' di paura del contagio nei luoghi pubblici perché il virus si sta ancora studiando e nessuno sa come effettivamente avviene il contagio". Alla base dell'epidemia ci sarebbe il consumo di animali selvatici, che già erano soggetti a restrizioni legislative. "Moltissimi cinesi hanno l'abitudine di mangiare serpenti, ma mangiare pipistrelli è considerata una stravaganza". Non avendo riscontrato un aggancio certo tra alcuni tipi di cibo e l'origine del virus, i generi alimentari in commercio sono gli stessi di prima.

Bisogna aspettare che esperti e autorità rendano ufficialmente note le cause del coronavirus prima di allarmare la popolazione mondiale; nonostante ciò sono varie le ipotesi in circolazione che si trasformano spesso in informazioni prive di fondamento, per sfociare nel peggiore dei casi in notizie fallaci.

A non creare agitazione preventiva è proprio Alessia, che probabilmente sarà rimpatriata a breve e sarà sottoposta ai controlli necessari prima di rientrare nel suo Paese. Da parte della redazione auguriamo ad Alessia di rincasare presto, sia in Italia che in Cina.

Marina Mannucci e Anna Cozzolino


di Marina Mannucci
redazione@viverefermo.it







Questo è un articolo pubblicato il 30-01-2020 alle 16:32 sul giornale del 01 febbraio 2020 - 1212 letture

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