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Processo crack Banca Marche: Grassano, "I bilanci della banca non erano chiari"

banca marche| 2' di lettura 17/12/2019 - Si è tenuta lunedì avanti al Tribunale penale di Ancona una nuova udienza del processo Banca Marche. Ad essere ascoltato per oltre nove ore è stato il teste Giuseppe Grassano, ex membro del cda di Banca Marche durante le gestioni Bianconi e Goffi, già direttore generale di Cariferrara ed in quanto tale indagato nel processo penale pendente avanti il Tribunale di Ferrara.

Dopo un’iniziale sequela di “non ricordo” l’avvocato Corrado Canafoglia, per l'Unione Nazionale Consumatori che patrocina oltre 3.000 risparmiatori, ha chiesto al Tribunale di rinviare gli atti alla Procura per testimonianza reticente e allora il teste ha iniziato a rivelare aspetti sino ad allora coperti dal segreto di ufficio voluto dal decreto Salva banche. Grassano ha riferito che i bilanci di Banca Marche non sarebbero stati chiari e durante la gestione commissariale di Bankitalia sarebbero maturate perdite pari a 1 miliardo e 400 milioni di euro oltre a quelle già prodotte durante le gestioni Bianconi e Goffi ed ammontanti a 790 milioni di euro. Le pesanti affermazioni del teste ha iniziato a far luce sul ruolo dei commissari di Bankitalia nel crack Banca Marche. Nella sua testimonianza Grassano ha fatto anche luce sul ruolo delle Fondazioni bancarie che "interferivano" sulla gestione della banca, raccontando di incontri riservati in alcuni alberghi tra esponenti di alcune fondazioni bancarie ed il management bancario; in particolare ha sostenuto "di aver segnalato la situazione critica all'ex direttore Bianconi che però per tutta risposta gli avrebbe spiegato che le Fondazioni volevano utili e pertanto dovevano essere erogati prestiti per far crescere il bilancio della banca".

Grassano ha anche confermato l'esistenza di un debito di Banca Marche verso la Bce per oltre 4 miliardi e 300 milioni di euro poi rimborsato da Banca d'Italia e da quest’ultima recuperato durante il commissariamento, come già confermato dal teste Goffi, ex direttore generale di banca Marche. Il teste ha spiegato poi che la gestione Goffi avrebbe proseguito nella proroga di finanziamenti a imprenditori edili senza che queste proroghe fossero supportate da adeguate ipoteche e garanzie ipotecarie. Ultimo particolare rivelato è che il “bail-in”, la procedura voluta dall’Europa per seguire le procedure di liquidazione alle banche in crisi, in realtà sarebbe stata applicata retroattivamente, mentre poteva essere introdotta solo dal 1 gennaio 2016 in poi e non nel novembre del 2015, come invece fatto per Banca Marche, Cariferrara. Banca Etruria e Carichieti. Il processo, che promette nuove rivelazioni, prosegue con la prossima udienza fissata per il 23 dicembre.






Questo è un articolo pubblicato il 17-12-2019 alle 12:58 sul giornale del 18 dicembre 2019 - 397 letture

In questo articolo si parla di cronaca, vivere senigallia, giulia mancinelli, articolo





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