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Pesaro: Pesaro e la VL riabbracciano Darwin Cook e Darren Daye - LE FOTO

Darwin Cook e Darren Daye 3' di lettura 11/09/2019 - Nel pomeriggio odierno, presso il Birrificio Baia Flaminia, è andato in scena un vero e proprio amarcord. La Victoria Libertas e tutta Pesaro hanno accolto Darwin Cook e Darren Daye nel loro ritorno in terra marchigiana.

Non solo due giocatori, ma veri e propri beniamini, eroi per chi vive intensamente il basket italiano. E l'accoglienza ricevuta dai due, dal primo momento in cui hanno calpestato il suolo pesarese scendendo dal loro pull-man, non fa altro che rafforzare tale tesi. Gli ex-cestisti sorridono a trentadue denti, posano con i presenti per alcune foto e li salutano uno per uno, rigorosamente in italiano. Al momento dell'incontro con Ario Costa poi, scatta un affettuoso abbraccio.

Giunti alle proprie postazioni, il numero uno biancorosso ringrazia Darwin e Darren per la loro disponibilità, essendo i due giunti dall'America appositamente.

La parola passa a Cook: "Non ho delle prime impressioni sul mio ritorno qui perchè ogni giorno mi sento parte di questa città. E' sempre un piacere rivedere i tifosi. Continuo a seguire la VL su Facebook, la società rimane nel mio cuore. All'inizio della mia avventura incontrammo delle difficoltà, ed infatti perdemmo le prime gare. Tra queste anche quella di Bologna, fu una grande sofferenza perchè sapevamo quanto i pesaresi tengano a questa gara. Da lì in poi arrivò la svolta: ognuno smise di giocare per sè stesso, si iniziò a farlo per i propri compagni, per la squadra. Da lì non ci furono più sconfitte, il finale lo conosciamo bene. Ottenemmo il primo titolo italiano del club, una vera emozione. Il mio rapporto con i protagonisti di quell'annata rimarrà sempre molto positivo. Futuro a Pesaro? Ora sono un allenatore, gestisco una squadra di ragazzini in America. Magari un giorno potrei tornare qui in questo ruolo. Se ho visto che gli Stati Uniti hanno perso contro la Francia? Con noi avrebbero vinto (ride). Il basket moderno è molto cambiato rispetto a quello dei nostri tempi, oggi si pensa molto più al singolo e meno alla tattica".

Il microfono termina poi a Daye: "Ricordo che quando fui chiamato per la prima volta dalla dirigenza mi dissero che cercavano un giocatore per svoltare. Non pensai due volte a dire di sì. Volevo iniziare la mia carriera in Europa e mi parlarono benissimo di Pesaro. Ritengo che quegli anni furono fantastici, ma penso che non avremmo vinto se non ci fosse stato, all'interno del roster, un nucleo di giocatori italiani. Ottenere il primo titolo qui fu incredibile. So che non era mai accaduto che un padre e suo figlio (Austin) vincessero il titolo qui in Italia, sono molto emozionato per lui. Sono ancor più felice, però, per il fatto che la sua crescita sia passata anche da Pesaro. Sono d'accordo con Darwin, il basket odierno è cambiato, ma preferivo molto più quello di un tempo. Tattica e fisicità sono aspetti importanti, non meno lo spirito di gruppo".


   

di Roberto Panaroni







Questo è un articolo pubblicato il 11-09-2019 alle 17:12 sul giornale del 12 settembre 2019 - 440 letture

In questo articolo si parla di sport, vivere pesaro, articolo, Roberto Panaroni





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