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Ancona: ginecologi obiettori. Al Salesi si rispetta la legge, ma nelle Marche aumentano gli aborti spontanei

Medico, medicina, salute 4' di lettura 25/02/2017 - Applicazione legge 194 nelle Marche, Daniela Barbaresi (Cgil): “La struttura sanitaria pubblica deve mettersi nelle condizioni di rispettare la legge”. Aumentano nelle Marche i casi di aborto spontaneo.

La recente scelta del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, di istituire un bando di concorso per assumere due ginecologi non obiettori di coscienza ha riportato l'attenzione sulle difficoltà nell'applicazione della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza. “Una scelta coraggiosa e giusta, anche se sarà contrastata. È dovere della Regione e delle singole strutture pubbliche trovarsi nella condizione di rispettare una legge dello stato” A parlare è Daniela Barbaresi, da gennaio Segretario Generale Regione Marche e dal 2010 Segretaria alle politiche di genere e pari opportunità della Cgil e componente della commissione pari opportunità della Regione Marche.

L'alto tasso di obiettori di coscienza negli ospedali marchigiani era già stato oggetto d'interesse del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d'Europa, che nel 2014 aveva redarguito gli ospedali di Jesi, Fano e Fermo che non avrebbero adempiuto ad una piena applicazione della legge 194/78. Tale criticità non sembra essere migliorata negli anni seguenti “I medici obiettori continuano a crescere, sono aumentati circa del 25% in più negli ultimi sette anni. Questo succede perché raggiungono la pensione dei non obiettori e vengono sostituiti da nuovi medici che non ne raccolgono l'eredità”.

D'altra parte i medici non obiettori tendono ad essere penalizzati dal sistema, sempre secondo il comitato Europeo dei diritti sociali: “Negli ospedali in cui il numero degli obiettori è molto alto, i medici e gli anestesisti che invece praticano l'interruzione volontaria rischiano di essere “ghettizzati” in questo ruolo all'interno del istituto ospedaliero. Inoltre a causa di fronte all'alto numero di richieste e al dover offrire una presenza continua, divenuta indispensabile a fornire un servizio che prevede dei limiti di tempo inderogabili, crea una situazione lavorativa che va spesso discapito di giusti lavorativi e delle ferie.”

Ma il problema fondamentale resta, quello di poter fornire un adeguato servizio alle cittadine. Per questo la Cgil nazionale e marchigiana chiede che venga mantenuto una proporzione del 50% tra personale obiettore e non. Proporzione che attualmente varia di significativamente tra gli ospedali della provincia di Ancona, ma anche della Regione. Quindi l'ospedale Salesi di Ancona, che stando ai dati della Regione Marche del 2013 rispetterebbe la proporzione del 50%, dovrà poi però essere in grado di accogliere pazienti proveniente da territori che non garantiscono altrettanto efficacemente l'applicazione della legge 194.

Quello della ricerca di una struttura ospedaliera recettiva al diritto delle donne è infatti uno dei dati tangibili più evidenti della disfunzione del servizio. Nei casi in cui non preferiscano rivolgersi a strutture private più di una marchigiana su dieci vede nell'emigrazione ospedaliera in un'altra regione un efficace metodo per accelerare e semplificare l'iter dell'interruzione di gravidanza. Ad aleggiare sulla questione anche un ben più drammatico dubbio: “Si è registrato negli ultimi anni un aumento di aborti spontanei. Dietro ai quali si teme possa celarsi una pericolosissima pratica di aborti indotti tramite utilizzo di farmaci reperiti su internet o altrove, in seguito la donna si presenta in ospedale dove i medici senza poter far altro procedono con l'interruzione di gravidanza registrata come spontanea”.

La Regione Marche non si è mostrata indifferente alla questione dell'accesso al diritto all'interruzione di gravidanza delle donne marchigiane, introducendo la sperimentazione della pillola abortiva Ru486 presso l'ospedale di Senigallia. Ma il lavoro da fare è ancora tanto a cominciare dal potenziare le strutture dei consultori, ovvero le strutture preposte alla prevenzione educazione e informazione delle donne. “Fino a qualche hanno fa i consultori riuscivano a formare un'efficace rete su tutto il territorio marchigiano. Ora si sono ridotti in numero e personale, sebbene siano stati affiancati da consultori di associazioni private, ma lo stato non può permettersi di essere assente sul territorio su un tema così nevralgico come quello della salute generale della donne.”


di Filippo Alfieri
redazione@vivereancona.it





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 25-02-2017 alle 18:29 sul giornale del 27 febbraio 2017 - 463 letture

In questo articolo si parla di dichiarazioni redditi, Valerio Scrignoli, chitarra elettrica, Associazione Culturale Bruno Radicioni

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