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La scrittrice marchigiana Chiara Giacobelli in libreria con "Un disastro chiamato amore"

5' di lettura 27/08/2016 - È in libreria da pochissimi giorni la nuova edizione di “Forse non tutti sanno che nelle Marche…”, libro ricco di racconti inediti, storie e avventure firmato dalla scrittrice marchigiana Chiara Giacobelli a novembre scorso.

Terminate in meno di un anno tanto la prima tiratura quanto la ristampa realizzate dalla Newton Compton, si è deciso di procedere con il formato economico, a 5.99 euro, per questo besteller regionale ben venduto anche fuori del nostro territorio. Chi si fosse perso il primo, non può di certo mancare il secondo!

Nel frattempo, scala le classifiche anche il romanzo d’esordio della stessa autrice, “Un disastro chiamato amore” (Leggereditore), che con la sua accattivante copertina fucsia e lo stile ironico alquanto apprezzato qualche giorno fa ha raggiunto la quarta posizione tra le novità di narrativa più vendute su Amazon, secondo solo a un colosso come Camilleri. Un risultato importante e inaspettato per quello che è stato definito “il romanzo più divertente dell’estate 2016”, richiesto per tante presentazioni in giro per l’Italia, tra cui quella del 30 agosto a Bari.

Abbiamo allora colto l’occasione per fare quattro chiacchiere con Chiara Giacobelli prima che lasci le Marche per tonare nella sua amata Firenze.

Chiara le vetrine sono piene dei tuoi libri. Non è un po’ troppo pubblicare così tante opere in un anno solo?
“Dipende. Ci sono scrittori che preferiscono scrivere con calma, a un ritmo leggero, non più di un libro all’anno, a volte anche uno ogni due anni, e ce ne sono altri come me che saltano compulsivamente da un romanzo a una guida sul territorio, dal mio blog nell’Huffington Post a dossier, articoli ed editing, senza dimenticare nel frattempo di mettere in piedi almeno altri cinque progetti su cui mi piacerebbe lavorare nel 2017. Se non lo faccio mi annoio, non è colpa mia”.

Il che, porta a identificarti immediatamente nell’eroina tanto amata del tuo “Un disastro chiamato amore”, Vivienne Vuloir.
“È vero, Vivienne è il mio alter ego letterario: non riesce a star ferma un attimo, è totalmente priva di pazienza (infatti cucina malissimo, proprio come me), non riesce a tenere a freno la curiosità nemmeno morta e soprattutto il caos costante che la circonda la porta a combinare una miriade di guai, figuracce, disattenzioni, cose sbagliate dette o fatte al momento sbagliato. Per fortuna, riesce egregiamente a riderci su”.

Mentre Vivienne è adorata all’unanimità dalle lettrici, Alex Lennyster, il protagonista con cui Viv intratterà una storia d’amore che è tutto un divertente tira e molla, non è visto di buonissimo occhio proprio da tutti.
“Vero anche questo, alcuni uomini lo odiano… dobbiamo davvero chiederci il perché? Beh, basti dire che oltre ad essere un bel ragazzo, è anche presidente di una fondazione umanitaria, non se la tira e mostra una pazienza infinita con Vivienne. Ai maschi che lo guardano in cagnesco dico: tranquilli, avete ancora tempo per migliorare e farci ricredere, la vita è lunga! Alle donne: non accontentatevi di ciò che passa il convento, cercate, cercate e sappiate aspettare.

Scherzi a parte, in realtà il personaggio di Alex è quasi interamente ispirato al figlio di Audrey Hepburn Sean Ferrer, che ho avuto modo di conoscere in Toscana. I punti in comune sono molti, a cominciare dalla generosità gratuita, dalla pazienza e dal desiderio di fare del bene agli altri senza secondi fini. Come vedete, Lennyster non è uno stereotipo letterario inesistente nel mondo di noi umani. È solo raro incontrare persone così, per questo occorre cercarle senza aver fretta di incontrarle subito”.

Un romanzo che piace perché leggero, divertente, con quel mix di romanticismo non troppo smielato e un giallo come filo conduttore di tutta la storia. Ma c’è molto altro dietro a tutto ciò.
“Il messaggio principale che volevo lanciare è quello per cui si è degni di essere amati anche se si è imperfetti, maldestri, pieni di fobie e di traumi irrisolti. Perché in fondo diciamocelo, siamo tutti difettati dalla nascita, compreso l’apparentemente perfetto Alex. Chi sa leggere con attenzione si accorgerà di quante debolezze tutti i personaggi mostrano di avere, ed è proprio questo a renderli tanto umani.

L’altra cosa che mi sono divertita a fare è stato inserire nella storia qua e là aneddoti realmente accaduti a personaggi noti, come Maria Luisa Spaziani, Audrey Hepburn, Rossana Podestà, Marta Marzotto e il popolo della Commedia all’Italiana. Chi è davvero accorto saprà riconoscerli da sé, altrimenti rimando alla finale Nota dell’autrice”.

Chiudiamo dicendo due parole anche su “Forse non tutti sanno che nelle Marche…”, altro libro che ti ha regalato grandi soddisfazioni.
“Sì, nonostante debba ancora riuscire a prendere in mano una copia della nuova edizione! Ho visto che è bianca e mi sembra molto carina, ma sono curiosissima di vederla dal vivo. Il libro stava già andando molto bene prima, con il formato economico vedrà una distribuzione maggiore e sarà ancora più accessibile. In questo caso il merito non è solo mio, ma anche degli sponsor che lo hanno sostenuto – il Consorzio Vini Piceni e la Confcommercio di Pesaro e Urbino – e delle molte persone che hanno collaborato con me alla sua realizzazione, tra cui ringrazio il professore e filosofo nonché mille altre cose Cesare Catà, il giornalista Giovanni Filosa e il landscape promoter Davide Barbadoro”.

Per maggiori informazioni: www.chiaragiacobelli.com








Questa è un'intervista pubblicata il 27-08-2016 alle 09:10 sul giornale del 29 agosto 2016 - 4170 letture

In questo articolo si parla di libri, cultura, michele pinto, Chiara Giacobelli, intervista

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