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Lodolini: Riforma della costituzione e lavoro

Emanuele Lodolini 4' di lettura 22/08/2016 - Nella Carta Costituzionale c’è una idea di lavoro non solo come condizione da tutelare, ma come fonte di cittadinanza e di ruolo sociale: da questo derivano i diritti, e non da un principio di pura tutela di una condizione fragile.

Ma di lavoro tratta soprattutto la “Prima parte”, quella che le recenti modifiche non toccano affatto. La riforma costituzionale lascia intatta tutta quella che per la maggior parte degli italiani è “la Costituzione”, quella che ci fa dire che è “la più bella del mondo”, quella dei principi e dei valori. A proposito del dibattito in vista del referendum: non è in atto uno stravolgimento dei principi e dei valori costituzionali.

La storia che abbiamo vissuto in questi anni ci dice come quei valori e principi abbiano, però, bisogno di strumenti nuovi per produrre effetti positivi nella vita delle persone e delle comunità, nei tempi nuovi, che stiamo attraversando: una semplificazione del procedimento legislativo, quello che aiuta a fare leggi semplici e in tempi utili, serve al lavoro e all’economia; il superamento del conflitto tra poteri dello Stato e delle Regioni in materie delicate come quelle delle politiche attive del lavoro e delle politiche sociali, serve, eccome.

E’ una delle ragioni per cui la riforma costituzionale è utile ed è utile confermala con il voto al referendum.

Nel nuovo testo, tra le materie per le quali allo Stato è riconosciuta potestà legislativa esclusiva oltre alla previdenza sociale, la tutela e sicurezza del lavoro, disposizioni generali e comuni sull’istruzione e formazione professionale vengono inserite le politiche attive del lavoro.

Si tratta di un aspetto importante perché a quest’ultime viene riconosciuto un ruolo costituzionale che non avevano e perché la partecipazione alle misure di “attivazione” (dai servizi di intermediazione alla formazione) diventa un diritto che lo Stato è tenuto a rendere esigibile su tutto il territorio nazionale.

Le organizzazioni del lavoro e le imprese potranno far riferimento ad una normativa nazionale unica sulle politiche ed i servizi per il lavoro – a cominciare dall’apprendistato, dalla regolamentazione dei tirocini e dal riconoscimento delle competenze professionali. Questo non vuol dire indebolire il ruolo delle Regioni: nell’ambito delle competenze esclusive regionali rientrano numerose materie che, consentono alle Regioni di realizzare servizi a lavoratori ed imprese per favorire la crescita: tra questi, la promozione dello sviluppo economico locale, l’organizzazione in ambito regionale dei servizi alle imprese, la formazione professionale e la promozione del diritto allo studio, anche universitario.

Inoltre la Riforma costituzionale introduce una “clausola” che prevede la delega alle Regioni virtuose per materie di competenza esclusiva dello Stato. Ciò significa che le Regioni che hanno dimostrato di saper regolamentare e gestire bene le politiche attive potranno continuare a gestirle valorizzando quelle esperienze e quei modelli regionali che già funzionano. Ma dove questo non accade interverrà direttamente lo Stato.

Con la Riforma costituzionale sarà possibile anche utilizzare meglio le risorse che derivano dai fondi strutturali europei, che attualmente vengono utilizzate in alcune regioni solo per il 50-60%.

Naturalmente, quello che più importa alle persone cui proponiamo le nostre considerazioni sulla relazione tra Costituzione e lavoro è la loro condizione materiale. La nostra zona ha subito un impoverimento ed una perdita di insediamenti produttivi e di lavoro molto forte: le questioni che riguardano alcune aziende, che hanno caratteristiche proprie, si inseriscono comunque in un quadro difficile; ci sono opportunità, fattori di crescita su cui si può ancora puntare, ma non ce la possiamo fare senza un intervento straordinario che affronti la gravità della situazione, la necessità di dare nell’immediato risposte alle persone che non hanno lavoro e non vedono prospettive per il futuro.

Del lavoro, della sua qualità, dei rapporti di potere che mette in questione, occorre che la sinistra politica torni a parlare, per ricostruire un’idea di società fondata sull’uguaglianza: diversamente, sarebbe difficile parlare di valori e principi costituzionali in modo convincente agli uomini e alle donne che lavorano, nel tempo presente.


   

da On. Emanuele Lodolini
parlamentare Pd





Questo è uno spazio elettorale autogestito pubblicato il 22-08-2016 alle 23:58 sul giornale del 24 agosto 2016 - 1200 letture

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