LAC e WWF ricorrono al TAR contro il calendario venatorio Marche

Si tratta quindi dell’ennesimo regalo alle frange più estremiste del mondo venatorio, in contrasto con le norme nazionali e in palese difformità dal parere dell’ISPRA, l’unico organo scientifico autorizzato a fornire indicazioni per una corretta gestione dell’attività venatoria.
Anche quest’anno, quindi, La Regione Marche si accanisce contro la fauna selvatica, bene indisponibile dello Stato, per consentire a poche migliaia di cacciatori di abbattere milioni di esemplari di specie migratrici, in alcuni casi anche sull’orlo dell’estinzione nel nostro paese.
Ma stavolta le associazioni protezionistiche non aspetteranno con le mani in mano l’apertura della caccia e la fine della lunghissima stagione venatoria. Il WWF Italia e la Lega Abolizione della Caccia hanno infatti presentato un corposo ricorso al TAR Marche, composto di oltre trenta pagine e 18 motivi di ricorso.
Il lungo elenco delle difformità dalle norme vigenti e dal parere dell’ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) riguarda i periodi di apertura e chiusura, la caccia a specie in declino, l’utilizzo delle munizioni al piombo, la mancata individuazione delle rotte migratorie, la caccia in deroga alla Tortora dal collare, le forme di caccia e molti altri aspetti per cui la Regione Marche, al pari di altre, ha rischiato l’apertura della procedura d’infrazione dell’Unione Europea.
La caccia all’Allodola, al Combattente, al Moriglione e alla Tortora rappresentano solo l’aspetto più evidente della mattanza che inizierà il primo settembre. Per altri aspetti il Calendario venatorio è ancora più deludente, consentendo, per esempio, l’utilizzo delle munizioni di piombo nelle zone umide e lungo i fiumi, nonostante sia scientificamente provato l’alto grado di tossicità del piombo disperso nell’ambiente. Ma anche l’apertura della caccia anticipata a settembre, con ancora i giovani dell’anno dipendenti dai genitori o la chiusura a febbraio, con già molte specie in periodo pre-nuziale ci fanno capire l’assoluta mancanza di comprensione delle fasi riproduttive dei migratori, ancora una volta sacrificati per gioco e per soddisfare gli appetiti venatori e le lobby degli armieri.
E nonostante tutto questo fuoco sulla fauna selvatica, la Regione Marche non investe neppure un euro per finanziare i Centri di Recupero della Fauna, fondamentali presidi per la cura e la riabilitazione degli animali rinvenuti feriti, nella maggior parte dei casi di specie protette e colpiti da colpi d’arma da fuoco di bracconieri senza scrupoli.
Confidiamo quindi nei giudici del TAR, affinché con la loro imparziale lettura del nostro ricorso, possano sospendere la delibera della Giunta Regionale e impedire il perpetrarsi di numerosissime forzature normative e attività in contrasto con le prescrizioni dell’organo scientifico, salvando milioni di esemplari della nostra preziosissima fauna selvatica, ormai sempre più minacciata.

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 20-08-2016 alle 16:02 sul giornale del 22 agosto 2016 - 1218 letture
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