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Arresto "Pippo" De Cristofaro, come è stato possibile

2' di lettura 24/05/2016 - Il latitante più pericoloso d’Italia a non essere collegato alla mafia. Una cattura, quella di Filippo De Cristoforo che ha portato agli onori di cronaca due ispettori superiori della polizia anconetana: il 52enne friulano Roberto Quargnal e il 48enne ternano Dante Ciarafani.

Rientrati a casa in aereo da Fiumicino lunedì sera alle 22.20, dopo la consegna del “killer del catamarano al carcere” di Lisbona, non riescono ancora a comprendere a pieno l’attenzione mediatica che la vicenda ha suscitato. Raccontano di essere al loro “quarto arresto internazionale. L’abbiamo riconosciuto tramite un frame di una delle telecamere di sorveglianza della stazione di Sintra. Per noi era diventato un volto noto perché avevamo la sua immagine mentre usciva dal carcere dell’Isola Dell’Elba. Per noi è stata una sfida”. Ma come è stato possibile confrontare quel volto con quello della figura in piedi in attesa del treno per Lisbona? Grazie ad un software specifico in grado di sovrapporre i tratti somatici dei ricercati alle immagini visualizzate da particolari telecamere che proprio i due investigatori avevano chiesto di istallare in un’area compresa tra Lisbona e Sintra alla Polizia portoghese. Attraverso la tracciatura degli indirizzi Ip dai quali “Pippo” avrebbe effettuato gli accessi a internet, infatti, è stato possibile restringere a quella zona le ricerche.

È servito un pizzico di fortuna affinché i poliziotti portoghesi, credendo di riconoscerlo, avrebbero deciso di fermarlo a bordo di quel treno contattando, al contempo, gli inquirenti anconetani della Catturandi. Alla loro vista avrebbe esclamato: “Ma voi siete la polizia italiana? La polizia anconetana è la mia maledizione. Ma siete qui per me? Io con voi non voglio parlare”. Poi avrebbe cercato di tagliare fuori i poliziotti dorici per conferire solo con quelli locali e quindi cercare di contattare la figlia – ma gli avrebbe risposto solo il genero, in inglese. Nel suo zaino, oltre al passaporto e alla patente nautica a nome di Andrea Bertone, anche una patente di guida rilasciata a Milano e quattro smartphone di ultima generazione, compreso quello considerato il suo preferito: un Samsung Galaxy S 6 Edga. Ben curato, con il pizzetto, sembrava vivere ormai da tempo nella casetta di Gallamares pagando circa 250 euro di affitto, tagliando la legna per scaldarsi ma sempre pronto alla fuga. Un successo della Polizia anconetana che ha portato alla chiamata del capo della Polizia Franco Gabrielli al direttore della Squadra Mobile Virgilio Russo.


di Enrico Fede
redazione@vivereancona.it

 







Questo è un articolo pubblicato il 24-05-2016 alle 15:03 sul giornale del 25 maggio 2016 - 1142 letture

In questo articolo si parla di cronaca, squadra mobile di ancona, articolo, Filippo De Cristofaro, Enrico Fede, killer del catamarano

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