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Fusione Osimo-Sirolo, Lodolini (Pd) risponde al sindaco Misiti

Lodolini 4' di lettura 15/01/2016 - "Non credo occorra agitare fantasmi per provare a mascherare atteggiamenti conservatori. Giá perché agitare lo spettro di una fusione con Osimo dicendo che sarebbe questa la volontà del Governo non corrisponde al vero ma forse maschera altro.

Credo che, questo a livello nazionale, occorra individuare un efficace meccanismo per ridurre l’elevata frammentarietà dei comuni italiani e prevedere la fusione obbligatoria per quelli con meno di 5.000 abitanti allo scopo di consentire un miglioramento della qualità e dell’efficacia dei servizi offerti ai cittadini”.

Lo dichiara Emanuele Lodolini, deputato del Pd componente della commissione Finanze di Montecitorio replicando al Sindaco Misiti. Lodolini del resto ha presentato una proposta di legge che prevede la fusione obbligatorio per i comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.

“È noto infatti - prosegue Lodolini - che le ridotte dimensioni della maggior parte dei comuni sono spesso del tutto insufficienti a garantire uno svolgimento efficace dell’azione amministrativa. Secondo dati Istat del 2014 circa il 70 per cento dei comuni hanno meno di 5.000 abitanti e la percentuale dei residenti in piccoli comuni è pari al 17 per cento dell’intera popolazione. La proposta di legge che ho presentato su questo tema individua nelle fusioni lo strumento più idoneo per superare l’attuale frammentarietà dei comuni.

La fusione, infatti, a differenza delle altre forme di associazionismo tra comuni, comporta la costituzione di un unico ente, nel quale verranno aggregate tutte le risorse umane, strumentali e finanziarie, al fine di ottenere l’ottimizzazione dei servizi esistenti e il loro ampliamento.

La pdl di cui sono primo firmatario stabilisce innanzitutto che il limite minimo di abitanti perché possa esistere un comune è fissato nella soglia di 5.000 abitanti. Trascorsi poi 24 mesi dall’entrata in vigore della presente legge, le regioni provvederanno alla fusione obbligatoria di tutti i comuni la cui popolazione sia inferiore ai 5000 abitanti e che non abbiano già avviato di propria iniziativa procedimenti di fusione. In questo caso però i comuni perderanno gli incentivi previsti per le fusioni dal basso ritenute più efficaci in quanto basate su criteri più omogenei.

Qualora trascorsi 4 anni dalla entrata in vigore della legge i comuni non abbiano provveduto di propria iniziativa a realizzare le fusioni e le Regioni abbiano omesso di adottare le necessarie leggi regionali per renderle operative, è prevista una decurtazione del 50 per cento dei trasferimenti erariali a favore delle regioni stesse, diversi da quelli destinati al finanziamento del Servizio sanitario nazionale e al trasporto pubblico locale”.

"Nella legge di Stabilità approvata in Parlamento a fine anno, inoltre, - prosegue Lodolini - sono stati fissati alcuni principi importanti in materia. Ne dico uno. Per svolgere le proprie funzioni in modo più efficiente e a costi minori - e per essere in grado di intercettare al meglio le opportunità di sviluppo - i comuni italiani devono accelerare sulle fusioni.

La Legge di Stabilità 2016 stanzia un sostanzioso incentivo economico: ai comuni che si fondono, per i dieci anni successivi alla fusione, verrà erogato - in aggiunta a quelli ordinari - un trasferimento aggiuntivo pari al 40% dei soldi che riceveva nel 2010 (ultimo anno prima del crollo verticale dei trasferimenti).

In realtà i soldi potranno essere anche di più: infatti se a fine anno rimangono risorse inutilizzate su quel capitolo di bilancio, esse non verranno riacquisite dallo Stato ma ulteriormente distribuite ai comuni che si sono fusi. A me sembra questa una novità importante, da cogliere e sulla quale ragionare. La Cna della provincia di Ancona nei giorni scorsi è uscita pubblicamente a sostegno della mia proposta. Una voce importante.

Io non credo che si debba andare verso questa direzione per rendere qualche Comune periferia di qualcun’altro. E’ esattamente l’opposto. E’ unire le forze per essere tutti più forti. Ad esempio tra Camerano, Numana e Sirolo perché non aprire un dibattito vero per far vita ad un unico Comune?

Ragiono in questi termini perché dobbiamo accettare la sfida del Cambiamento. Questa settimana alla Camera abbiamo approvato in quarta lettura la Riforma costituzionale, che prevede il superamento del Senato così come l’abbiamo conosciuto, la riduzione del numero dei parlamentari e la Riforma del Titolo V. Ci saranno altre due letture in Parlamento e nell’ottobre 2016 il Referendum popolare.

Dopodiché partirà, anzi è gia partito, il dibattito sul ruolo delle Regioni e sul loro attuale assetto. I Presidenti di Toscana, Marche e Umbria si sono già incontrati e sul tema hanno avviato un ragionamento. Dentro questa fase sarebbe utile, a mio avviso, ragionare attorno al ruolo dei Comuni non per un tema legato ai costi della politica (che non stanno nei Comuni!!) ma sull’efficacia e sull’efficienza dei servizi forniti a cittadini e imprese dinanzi a bisogni e domande crescenti


   

da On. Emanuele Lodolini
parlamentare Pd





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 15-01-2016 alle 16:18 sul giornale del 16 gennaio 2016 - 1694 letture

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