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Genga: una passeggiata quando ha smesso di piovere: nascono le “Marche interiori”

3' di lettura 19/05/2015 - Sabato 16 maggio, mattina, arriviamo a Falcioni di Genga accompagnati dalla pioggia, troviamo riparo in una chiesetta, ci sono alcuni che conosciamo, qualche squillo di cellulare, qualche sms dei ritardatari, ma è una passeggiata tranquilla, giustamente non c’è l’assillo della puntualità; già avvicinandoci, il silenzio ci fa capire che non c’è nessuna fretta.

Una piccola chiacchierata con Franco Arminio e si parte.
Qualcuno fa l’architetto, qualcuno il consulente aziendale, altri l’insegnante, ognuno e ognuna con una piccola curiosità di vivere questa passeggiata particolare.
Nel frattempo ha smesso di piovere, case diroccate in mezzo ad altre ristrutturate, viottoli di ghiaia che si inerpicano in mezzo al verde, le cime delle montagne che ci guardano distrattamente. Camminando verso Pontechiaradovo incontriamo Ubaldo, un signore di 91 anni rimasto inavvertitamente chiuso fuori casa. “Questi posti non li cura più nessuno, bisognerebbe rimetterci mano…”, con queste poche parole Ubaldo ci ha spiegato quello che bisognerebbe fare in futuro nelle Marche interne. Ma dopo qualche secondo Ubaldo e Franco parlavano già di donne con un linguaggio un po’ lontano dai canoni del dolce stil novo; la poesia si fa anche col corpo e la montagna che distrattamente ci guardava adesso ce lo ricorda.

Arriviamo alla cava dismessa, uno sfregio alla montagna? O l’impronta di un lavoro duro, di un salario guadagnato tra polvere e sudore? I segni rimandano ad un modo di lavorare e produrre che ci sembra lontano. La montagna scavata accanto alla montagna intatta. Un tumultuoso sviluppo economico che ha avuto bisogno di questa fetta di montagna per andare ad accrescere quel benessere materiale diffuso che forse ci ha fatto dimenticare altre cose essenziali.
“Pensa quanto sarebbe bello un grande spettacolo di prosa o di lirica qui, in questo che di fatto è un anfiteatro di roccia, creato dai cavatori, con le belle montagne attorno – afferma Leonardo Animali – basterebbe crederci un po’ e investirci”. L’economia di un luogo come questo non può essere solo produrre lavatrici.

Continuiamo la passeggiata, poi ci sediamo sotto un albero, qualche chiacchiera tra un panino e un sorso d’acqua, qualche idea, qualche spunto su cose da organizzare, prende forma qualcosa che è una via di mezzo tra un sogno ed un progetto: le Marche interiori.
I paesi, le storie di vita, le tradizioni agricole, le montagne, alberi e prati, qualche gatto addormentato vicino ai vasi di fiori messi per abbellire le finestre delle poche case abitate. Qualche chiacchiera: battute, riflessioni, relazioni umane vissute con una sensazione di leggerezza che ci ha accompagnato in questa giornata.
Siamo diventati le avanguardie del paesaggio? Le sentinelle della natura incontaminata? Probabilmente no. Siamo marchigiani che vogliono tornare a camminare su sentieri ormai abbandonati, sui quali Ubaldo, 91 anni, col suo occhio ancora furbetto e col suo sorriso, ci ha invitato a camminare di nuovo.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 19-05-2015 alle 19:51 sul giornale del 20 maggio 2015 - 798 letture

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