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Chiaravalle: la città si stringe attorno al feretro di Giancarlo Sartini

3' di lettura 02/01/2015 - Il sole accarezza la bara di legno chiaro e illumina i due semplici mazzi di rose bianche e di gerbere gialle. L’aria, dopo giorni di gelo, si è addolcita come per rendere meno duro, più tenue, l’ultimo saluto a Giancarlo Sartini, ucciso da un killer spietato nella notte tra il 26 e il 27 dicembre.


Un’intera comunità, attonita, sgomenta, ferita si stringe intorno alla sorella Carla, al cognato Roberto e partecipa con commozione alla cerimonia funebre. Gli interrogativi, i dubbi su cui ci si è arrovellati in questi giorni sono tutt’altro che dissipati. Chi ha ucciso Giancarlo? Perché lo hanno ammazzato con quella ferocia? Domande che attendono una risposta e aprono ulteriori ansie, angosce, ferite.

Ma ieri la gente ha voluto testimoniare l’affetto per Giancarlo e la vicinanza a Carla, sorella sensibile e buona, distrutta dal dolore, che nel manifesto funebre ha dedicato al fratello scomparso un dolce verso di Pablo Neruda: “ti manderò un bacio con il vento e so che lo sentirai, ti volterai senza vedermi, ma io sarò lì”.

Carla a Giancarlo dice: “sarai sempre nel mio cuore!” mentre gli amici della Corale, dove Carla è attivamente impegnata, cantano soavemente l’Ave Maria e l’Alleluia. Don Giuseppe, il parroco, sceglie il Libro della Sapienza ed un passo del Vangelo di Giovanni per accompagnare l’ultimo viaggio terreno di Giancarlo. “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura ma essi sono nella pace”, è l’invito alla speranza contenuto nel Libro della Sapienza, rafforzato dal salmo che recita “preziosa agli occhi del Signore è la morte dei giusti”. La gente ascolta con partecipazione il Vangelo – “in principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” – e l’omelia. “Siamo qui per condividere la sofferenza e la preghiera con la famiglia di Giancarlo: siamo qui – dice il parroco – per cogliere il senso di un evento che nella sua gravità e tragicità ci interroga. Quanto è accaduto ci coinvolge tutti, coinvolge la nostra comunità che è una famiglia. Essere cristiani – è il monito di Don Giuseppe – non vuol dire chiudere gli occhi su ciò che accade ma responsabilizzarci. Non c’è nulla che possa giustificare la violenza, soprattutto sui deboli come Giancarlo”.

Poi il parroco ricorda le parole di Giovanni Paolo II – “ci sono deboli che sono feriti profondamente o uccisi dalla violenza dei prepotenti – per riaffermare con forza i valori ed i principi che i cristiani debbono perseguire: il rispetto di ogni vita, il superamento dell’individualismo, la lotta alla cattiveria umana, il sostegno alle famiglie. La corale esegue con levità “Fratello sole, sorella luna” e l’Ave Verum di Mozart e la messa finisce nella commozione, con la gente che saluta con le lacrime agli occhi Carla e Roberto.

La salma di Giancarlo Sartini è stata traslata nel cimitero di Alberici di Montemarciano ed i tanti interrogativi intorno alla sua morte rimangono lì, per ora irrisolti, in tutta la loro drammaticità. Perché? Perché uccidere? Perché tanta cattiveria, tanta malvagità?


   

da Gianluca Fenucci





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 02-01-2015 alle 23:00 sul giornale del 03 gennaio 2015 - 1380 letture

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