counter

Record di longevità delle Marche, luogo ideale per la salute della terza età

anziani 4' di lettura 27/03/2014 - Il numero cento ha una sua perfezione immediatamente intuibile, è un bel numero rotondo. Il numero cento riferito agli anni di una persona aprono già ad una speranza, suscitano ottimismo: “potessi arrivare a 100 anni!” è l’auspicio di molti…

Cento anni, un secolo, rappresenta la massima misura cronologica dell’orizzonte esistenziale, rappresenta per giunta un’epoca storica, il tempo della storia da sempre si raccoglie in secoli.
Il primato delle Marche a livello europeo per longevità non è una novità per chi segue le cronache, difatti sempre più spesso i sindaci, soprattutto nei piccoli paesi rendono, omaggio ai centenari del loro comune.

Un primato che non stupisce perché chi abita in questo territorio ne conosce i punti di forza: un territorio caratterizzato storicamente da un processo di modernizzazione morbida, senza quei traumi che i centri più grandi hanno avuto a causa di una vivace, tumultuosa, a volte disordinata modernizzazione circa mezzo secolo fa.
Le campagne, l’alimentazione sana, uno stile di vita equilibrato sono tra le ragioni che spiegano questo felice record. Qualche tempo fa fece notizia l’indicazione delle Marche come meta ideale per turisti anziani, grazie ad un reportage che uscì su una famosa rivista specializzata del settore turistico.

Quindi le Marche sono senza dubbio un luogo ideale per mantenere in salute le persone di una certa età, quelli non più giovani, la terza età, o, per dirla coi più aggiornati, la quarta età. Ma tutte queste locuzioni: “una certà età”, “persone non più giovani”, “terza età”, “anni d’argento”, hanno un loro senso, denotano una diversa sensibilità nei confronti degli anziani, ma forse tradiscono un involontario retro pensiero nel quale la giovinezza è un valore e la vecchiaia, anche per il logico principio di non contraddizione, è un disvalore.

Di questa cultura nessuno è colpevole, è semplicemente un aspetto di quella grande categoria della storia e dello spirito che è la modernità. Nell’epoca moderna, la novità, il cambiamento rappresentano delle virtù, la modernità è storicamente nata in polemica con le epoche del passato, con i “secoli bui”, con ciò che è vecchio.

Di conseguenza anche la vecchiaia, da un certo punto di vista è stata troppo spesso considerata più come un problema che come una risorsa.
E la parola “vecchio” è sempre più spesso sostituita da altre parole, che sono forse più delicate, ma in fondo non fanno altro che girare intorno al concetto. Da questo punto di vista il vecchio non è più il saggio, ma l’anziano del quale i servizi sociali devono prendersi cura.

Ecco, il “vecchio”, parola che sembra quasi irrispettosa, invece va pensata e detta con il massimo riguardo, quasi con deferenza. Il vecchio è colui che ha vissuto molte esperienze, ha quindi tante storie da raccontare; cominciamo a pensare al vecchio in maniera positiva, facendo tuttavia i conti con la nostra cultura, cominciamo a pensare al vecchio non più secondo una icona legata ad un passato mitico, ma decliniamolo al plurale, anche perché sono ormai tante le persone che hanno superato la soglia del secolo di vita.

Ma decliniamolo anche al femminile: le donne con più di cento anni sono nettamente di più degli uomini. Queste donne hanno vissuto una rivoluzione sociale, un cambiamento profondo del ruolo della donna stessa. Queste donne hanno molto probabilmente lavorato di più, migliaia di ore di più dei loro coetanei maschi, perché nelle campagne mezzadrili dominanti nelle Marche della prima metà del secolo, le vergare e le altre donne di casa, oltre ai lavori nei campi, anche pesanti, dovevano mandare avanti la casa, andare a prendere l’acqua al pozzo, lavare, rammendare, cucinare, spesso anche filare o tessere la canapa, ad esempio, per fare le lenzuola.

Sarebbe bello che tutti i sindaci vadano a complimentarsi e a festeggiare i centenari dei loro paesi, molti già lo fanno. Ma facciamo uno sforzo in più: creiamo occasioni di incontro tra giovani e anziani, anzi, per essere più chiari, tra giovani e vecchi, che non sono altro che i giovani di ieri. Si moltiplichino le iniziative concrete nelle quali diverse generazioni si incontrano e dialogano, ne hanno bisogno loro, ne abbiamo bisogno noi tutti.


   

da Massimo Bellucci




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 27-03-2014 alle 18:59 sul giornale del 28 marzo 2014 - 2441 letture

In questo articolo si parla di attualità, regione marche, anziani, massimo bellucci, longevità

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve https://vivere.me/1BS





logoEV
logoEV