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Pesaro: frana Ardizio, l'ordine dei Geologi marchigiani 'Serve attività di programmazione e monitoraggio'

Frana sul colle Ardizio 5' di lettura 08/04/2013 - Per Enrico Gennari, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, non è possibile intervenire solo in fase di emergenza. Occorre accettare che la messa in sicurezza del territorio è la prima infrastruttura necessaria al territorio.

“Viene da chiedersi se siano i tecnici a non saper tradurre la realtà e gravità delle situazioni ai politici o se siano gli amministratori a non saper interpretare e, di conseguenza, programmare azioni che riescano a governare e mettere in sicurezza il territorio. E questo, purtroppo, riguarda, vista la ripetitività e diffusione degli eventi “emergenziali”, non solo il territorio pesarese, ma quello regionale e nazionale”. E’ il commento di Enrico Gennari, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, sulla frana dell’Ardizio, a Pesaro, l’ennesimo fenomeno su cui i geologi marchigiani hanno, negli anni, sollecitato un’attività di seria programmazione e monitoraggio degli interventi di contenimento e di messa in sicurezza.

“Dopo tanto inchiostro e promesse – sottolinea Gennari -, siamo ancora qui a dover subire una situazione che dalla possibile gestione nella prevenzione passa all’emergenza mettendo in pericolo la sicurezza delle persone e aumentando a dismisura i disagi ed i costi d’intervento. Per la comunità scientifica è veramente frustrante ed ancor più inaccettabile. I terremoti no, non possono ancora essere previsti, ma questo genere di eventi, oggi, son gestibili con idonei sistemi di monitoraggio e di allerta”.

Gennari ricorda che, la frana dell’Ardizio, “è un fenomeno conosciuto da decenni ma su cui ci si trova, ancora una volta, gravemente impreparati ad intervenire nella fase d’emergenza, con interventi tampone, dettati dalla fretta e dallo spender poco, quando invece, da anni, sarebbe stato necessario un piano davvero strategico unendo gli sforzi dei vari soggetti interessati. Non è possibile, nel 2013, che la strada statale di collegamento tra la seconda e terza città delle Marche rimanga interrotta per quasi un mese! Un modo di agire che accomuna purtroppo il governo locale e nazionale del territorio perché si continua ad ignorare che la prima infrastruttura necessaria per il nostro Paese è la messa in sicurezza del territorio per larghissima parte a rischio idrogeologico e sismico, e per la salvaguardia, come in questo caso, di un bene paesaggistico prezioso che tanti ci invidiano. Un’attività di programmazione lungimirante, potrebbe contare oggi anche su fondi comunitari se solo si riuscisse ad avviare una seria pianificazione che, oltre a risorse Ue, porterebbe anche occupazione e incremento del Pil. L’area, inoltre, potrebbe essere valorizzata con un intervento di geoconservazione che, tramite percorsi turistici e didattici, potrebbe essere inserita in un percorso di geoturismo”.

Gennari spiega che, “dopo la necessaria operazione di messa in sicurezza del fronte della frana dell’Ardizio, occorrerebbe attivare un avanzato sistema di monitoraggio che permetta di valutare l’evoluzione del fenomeni di dissesto e di segnalare, con sistemi anche di allerta, i punti su cui intervenire, prima e meglio, ottimizzando le poche risorse disponibili. Purtroppo ampia è la casistica dei fenomeni presenti che passano dai crolli, agli scorrimenti e colamenti ma, tra questi, il più insidioso è certamente il crollo dei massi che si staccano dalla sommità della falesia. Il controllo vibrazionale degli agenti esterni, quindi, ha la sua importanza sul sistema di fratturazione dell’ammasso roccioso”. In presenza di un contesto particolarmente rischioso, ma anche delicato e fragile, occorre la massima attenzione e sarebbe auspicabile che non ci si limitasse alle tecniche più scontate e già utilizzate, peraltro talora con scarsi e dubbi risultati, come reti, barriere e valli paramassi, ma si facesse ricorso alle più moderne soluzioni da mettere in campo in situazioni problematiche e di valenza paesaggistica come questa.

"Il Piano di assetto idrogeologico – ricorda Gennari – denuncia dal 2004 la gravità della situazione, con rischio molto elevato R4 su tutto il versante dalla Scuola alberghiera fino a Fosso Sejore. Il problema del dissesto che coinvolge la statale 16, la ferrovia e una serie di manufatti e attività poste sia al piede che sul crinale, rimane una priorità che genera forti preoccupazioni non solo sugli abitanti interessati, ma ora per l’intera comunità provinciale e nazionale, da cui la dichiarazione “della somma urgenza”. Ad onor del vero, nel tempo sono state impiegate energie e risorse con la realizzazione di alcuni interventi, a posteriori e sempre dettati dall’urgenza!”. Secondo Gennari, perciò, “occorre cambiar passo e strategia pensando in grande, ponendo questo tema al vertice nella scala delle priorità, utilizzando i saperi e le professionalità esperte nelle scienze della terra. L’eccezionalità della piovosità, ad esempio, un fattore notoriamente scatenante su terreni già altamente suscettibili al dissesto, per la comunità scientifica rientra in un trend ormai assodato e legato alla variazione in atto dei cambiamenti climatici. In un contesto di così elevata fragilità e rischio, appare davvero incomprensibile che gli studi, i programmi e i progetti siano ancora incuranti dei mutamenti climatici in atto, delle “soglie d’innesco” per fattori meteorologici o vibrazionali. Del resto, l’intero sistema della pianificazione urbanistica e ambientale risale ad oltre 15-20 anni fa quando le condizioni meteo erano diverse, le piogge prolungate o di forte intensità, maggiori di 100 mm al giorno, costituivano un evento eccezionale, mentre oggi si manifestano purtroppo frequentemente”.

Per il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche è, quindi, “fondamentale investire in una nuova pianificazione e gestione del territorio, con un occhio più attento ai cambiamenti ambientali, e non dimenticare che qualsiasi programma o progetto, specie in aree fragili e sensibili come queste, ha bisogno di una costante, prolungata e tecnicamente avanzata fase di monitoraggio, con sistemi diretti o indiretti, terrestri o satellitari, strumentali di superficie o in profondità”.


   

da Ordine dei Geologi delle Marche




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 08-04-2013 alle 18:29 sul giornale del 09 aprile 2013 - 2342 letture

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