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Antigone Marche: Animali, ‘in questi anni si tende a penalizzare l'investimento culturale sul carcere’

Antigone Marche 3' di lettura 21/06/2011 -

Samuele Animali, Presidente di Antigone Marche, un'associazione che da anni si occupa di diritti e garanzie nelle carceri e che da pochissimo ha avviato l'attività nella nostra regione aprendo una sede a Jesi, ci ha rilasciato un'intervista esclusiva per commentare i recenti fatti di cronaca da Montacuto di Ancona, dove, fra due gruppi di reclusi di nazionalità straniera e con attriti che si trascinavano da tempo, è scoppiata la rissa che ha portato al ferimento di una decina di persone, fra cui anche quattro agenti di polizia penitenziaria.



Può spiegarci cos’è successo e perché, nel carcere di Ancona la settimana scorsa, al di là del fatto di cronaca in sé?

Non è semplice spiegare che cosa sta succedendo in questi giorni dentro i penitenziari. Il carcere è un contesto naturalmente chiuso, per definizione. Le dichiarazioni ufficiali, come spesso accade anche altrove, vanno rilette alla luce di altri dati e di altre fonti. Le notizie sui disordini di questi giorni , in particolare, vengono dai sindacati di polizia penitenziaria, un punto di vista sicuramente qualificato. Ma anche queste informazioni vanno integrate per quanto possibile. Visto che è oggettivamente difficile registrare direttamente la voce dei detenuti, che peraltro si stanno esprimendo con lo sciopero della fame attualmente in corso, diventano molto importanti le informazioni che vengono raccolte dai volontari che frequentano gli istituti e attraverso le visite: la nostra dei giorni scorsi, quella di Pannella di stamattina, quelle di altri parlamentari, quelle del Garante.

Nei giorni scorsi si è sentito parlare di iniziative culturali nelle carceri, che sembravano descrivere luoghi più a misura d’uomo, nonostante la funzione costrittiva che ricoprono. Qual è la situazione reale della vita quotidiana nelle celle?

I fatti di cronaca sembrano contraddire i messaggi tranquillizzanti che vengono diffusi anche in occasione di iniziative senz'altro importanti, come lo "Stabat pater" a Montacuto o di manifestazioni come l'Arte sprigionata, a Villa Fastiggi, entrambe viste pochi giorni fa. I dati mostrano una situazione di insostenibile affollamento, lo smantellamento strisciante del principio costituzionale per cui il carcere serve alla riabilitazione (se non si può lavorare, se viene tagliata la formazione per mancanza di fondi...), il progressivo degrado delle garanzie minime riguardo alla sicurezza ed alla salute (psico-fisica) delle persone, compresi gli agenti di polizia. Per non parlare degli ospedali psichiatrici giudiziari, che rappresentano una palese violazione del diritto alla salute e della dignità delle persone che vi vengono rinchiuse.

Quanto incide la presenza di un’alta percentuale di cittadini stranieri nelle carceri nello scatenare episodi di violenza come quelli dei giorni scorsi in Ancona?
Episodi come la rissa di Montacuto tra gruppi di reclusi di diversa nazionalità di per sé non possono essere considerati eccezionali considerata la convivenza forzata e ravvicinata di persone di diversa cultura e visto che comunque si presume che la maggior parte di loro abbia già commesso dei reati. Tuttavia il contesto esaspera queste situazioni e le loro conseguenze, anziché prevenirle. In questi anni si tende a penalizzare l'investimento culturale sul carcere, sulla prevenzione e sul trattamento esterno e successivo alla pena ben più di quanto diminuiscano le risorse destinate direttamente alle strutture ed alla sorveglianza, che oltre un certo limite sono incomprimibili. Non è solo un problema di soldi che mancano, visto che si vorrebbero trovare per costruire nuovi edifici, o di guardie che mancano, e così si trovano loro stesse in maggior pericolo; un posto pensato solo per concentrare in uno spazio chiuso quanti più "criminali" possibile, con un'alta concentrazione di stranieri e di persone malate, tossicodipendenti in particolare, genera più devianza di quanta ne possa prevenire e genera più devianti di quanti ne possa riabilitare. In tali circostanze fatti di cronaca nera all'interno del carcere (risse, suicidi, maltrattamenti...) sembrano tragicamente inevitabili.






Questa è un'intervista pubblicata il 21-06-2011 alle 08:59 sul giornale del 22 giugno 2011 - 1572 letture

In questo articolo si parla di cronaca, intervista, paolo picci, antigone marche

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