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Fabriano: ambientalisti, 'Annullare i progetto di recupero del complesso Eremo del Sasso'

valleremita 13' di lettura 18/06/2011 -

Spettabili Autorità, le sottoscritte Associazioni Culturali, Naturalistiche ed Ambientali della Regione Marche, ritengono opportuno rinnovare la propria opposizione alla realizzazione del progetto di “recupero e ripristino del complesso monumentale Eremo del Sasso in località Valleremita”, nel comune di Fabriano, di cui a precedente nostra comunicazione del 14 febbraio 2011.



Nel frattempo sono avvenuti due fatti estremamente importanti : il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, con nota n. 0008782 del 21 aprile 2011, a firma del Direttore della Divisione II- Tutela della Biodiversità, ha invitato formalmente “la Regione Marche a voler informare questo Ministero relativamente agli adempimenti previsti dall’articolo 6, comma 2, della Direttiva 92/43/CEE, in merito al “recupero e ripristino del complesso monumentale Eremo del Sasso in località Valleremita”, nel Comune di Fabriano”. Il riferimento è all’assenza della valutazione di incidenza. Non risulta corretto che i lavori possano avere inizio prima che il Ministero per l’Ambiente abbia espresso le proprie valutazioni sulle informazioni e chiarimenti richiesti alla Regione Marche. Risposta della Regione e valutazione conseguenti del Ministero dell’Ambiente di cui chiediamo di essere portati a conoscenza, anche in base alla L.241/90 ed all’art.91 c.p.p. Il danneggiamento del sito a causa dell’inizio dei lavori operato dalla ditta aggiudicatrice dell’appalto senza autorizzazione, fatto questo che ha comportato il pronto intervento del Corpo Forestale dello Stato (CFS) che ha posto i sigilli al cantiere ritenuto abusivo ed ha provveduto alla denuncia del responsabile della ditta aggiudicataria per i reati di violazione delle norme paesistiche ambientali, danneggiamento del patrimonio storico e deturpamento di bellezze naturali.

Tale danneggiamento del sito, tutelato sotto l’aspetto storico artistico e ambientale, va valutato in entrambe le dimensioni. I lavori infatti hanno coinvolto il sito storico vincolato e, in base alle nostre ispezioni e conseguenti valutazioni, anche le aree vincolate SIC e ZPS. Il cantiere, ritenuto dal Corpo Forestale dello Stato abusivo, ha interessato spazi naturali attorno e sotto la rupe sulla quale sorge l’eremo con accumulo di macerie provenienti dai primi lavori e materiali vari, ben oltre i limiti delineati dalle porzioni di muratura esistenti. Il CFS ha rilevato anche un ampliamento della sede del sentiero con realizzazione di una strada di cantiere per far passare camion e ruspe.

Per quanto riguarda la valutazione di incidenza il progetto preliminare esclude la necessità della valutazione di incidenza nonostante l’eremo sia localizzato all’interno di un sito Natura 2000 in zona SIC e ZPS. La relazione riconosce che la Rete Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità e comprende Zone Speciali di Conservazione (ZCS) secondo la Direttiva “Habitat” e Zone di Protezione Speciale (ZPS) secondo la Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. La motivazione con la quale il gruppo che ha redatto il progetto preliminare esclude la necessità della valutazione di incidenza è che “l’intervento previsto dal progetto preliminare si configura come intervento di recupero edilizio attraverso un restauro e risanamento conservativo della porzione del complesso quasi totalmente crollato negli anni ’60. La ricostruzione avverrà entro tali limiti delineati dalle porzioni di muratura esistenti ed entro i limiti volumetrici della costruzione così come risulta dalla documentazione reperita”. Dopo aver definito come “intervento di restauro e risanamento conservativo” un intervento che prevede invece circa 1500 mq di nuove costruzioni, ed un ampliamento volumetrico per ben oltre il 30% delle opere e manufatti esistenti, si afferma che tale “’intervento di restauro e risanamento conservativo rientra nella casistica stabilita dalla normativa regionale (legge 12 giugno 2007, n.6)” che all'art. 28 esclude dalla valutazione di incidenza - fino all’adozione delle linea guida di cui all’art. 23 comma 1, lettera c) - gli interventi di …..restauro e risanamento conservativo……., nonché quelli di ampliamento volumetrico fino al 30% di opere e manufatti esistenti”.

Noi riteniamo che l’intervento sull’eremo si configuri invece come una attività solo parziale di restauro e risanamento conservativo, limitata all’edifico esistente mentre l’attività prevalente è di nuova costruzione, senza alcun appiglio per un recupero o risanamento conservativo di ciò che come minimo non esiste più da almeno 50-60 anni e di cui non si ha neanche una precisa idea, come riconosciuto dalla relazione preliminare, del gruppo di lavoro regionale, dal parere della Soprintendenza (riportato più avanti) ed infine dal progetto presentato dalla ditta aggiudicataria che in un passo afferma testualmente: “Va anche detto che, al di là dei rilievi metrici di recente produzione, manca una vera documentazione della consistenza edilizia ante crolli, che possa dare contezza e ragionevole certezza per una possibile ricostruzione il più possibile filologica.(dalla relazione specialistica AR.AL01 della ditta aggiudicataria,agosto 2010)”. Che l'intervento di “trasformazione del complesso conventuale di S.Maria di Valdisasso in centro polifunzionale attrezzato” non risponda ai criteri di restauro conservativo, né a quelli del ripristino, lo dimostra la stessa definizione di “trasformazione” che dell'intervento fa il progetto preliminare.

Che poi il vero e parziale intervento di risanamento conservativo sia l’ultimo anello dell’intervento, si desume dal capitolo riguardante l’aspetto relativo al finanziamento che avviene con Fondi FAS 2007-2013, ove si afferma che si procederà con un piano stralcio di € 2.811.000,00 su un totale di spesa prevista di € 3.700.000,00, il che comporta la non conclusione dell’intervento limitato perciò “alla realizzazione dei volumi interrati relativi alla parte ad uso pubblico con finiture di un solo piano seminterrato, la realizzazione dei nuovi volumi ad uso conventuale con finiture di due piani su tre ed il restauro dei due corpi di fabbrica nei quali si prevede di realizzare gli spazi per la cucina e deposito. La parte del complesso attualmente adibita ad uso abitativo, la chiesa e la sacrestia saranno oggetto di intervento in un secondo momento”. Pertanto la casistica di esclusione prevista dall'art.28 della L.R. 6/2007 non si applica al caso di specie Inoltre le linee guida per la valutazione dell'incidenza sono state nel frattempo adottate, con delibera della Giunta regionale n. 220 del 9 febbraio 2010 e sono pertanto vigenti, quando ancora non è stata rilasciata l' autorizzazione edilizia necessaria. Pertanto noi riteniamo che la valutazione di incidenza debba essere oggi comunque fatta.

Al Sindaco di Fabriano, quale autorità territorialmente competente per l’urbanistica e l’edilizia, ricordiamo che nell’area del proprio comune ove si intende realizzare l’intervento insistono i seguenti vincoli : l'articolo n.7 del RDL n. 3267 del 30 dicembre 2000 (Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani); l'articolo n. 146 del DM della L. 352 del 8 ottobre 1999; zona di protezione speciale ai sensi della Direttiva 79/409/CEE sito di importanza comunitaria in base alla Direttiva 92/43/CEE area floristica protetta in base alla L.R. 30 dicembre 1974 area di continuità naturalistica rispetto alla Pianificazione Provinciale PTC art.32 del Piano Regolatore di Fabriano, edifici extraurbani, tipologia 4 – “Santa Maria di Val di Sasso: restauro e risanamento conservativo con parere della Soprintendenza. In questi immobili pur essendo ubicato in una zona a volumetria definita è vietata la demolizione, la ricostruzione gli aumenti di volumetria entro e fuori terra. Gli interventi ammessi negli edifici e nei manufatti extraurbani sono quelli descritti precedentemente e ove previsto dovranno ottenere il preventivo parere della Soprintendenza competente in materia”. Vorremmo sapere quali controlli di prevenzione e sorveglianza sul territorio siano stati posti in essere, prima del provvidenziale intervento del CFS, da parte degli uffici comunali competenti, apprezzando le dichiarazioni rese dal sindaco subito dopo l’accaduto, a mezzo stampa, sul necessario rispetto della legalità.

Nel ribadire le nostre osservazioni al progetto preliminare già avanzate con la precedente nota del 14 febbraio 2011 a cui si rimanda, del tutto inappropriate appaiono le affermazioni contenute nel progetto preliminare secondo cui “l’operazione è destinata a realizzare un innovativo incontro fra la laicità del governo regionale e la religiosità della comunità monastica”. In verità è lo stesso progetto preliminare a definire l’intervento come una trasformazione del complesso conventuale di S.Maria di Valdisasso in centro polifunzionale attrezzato Gli ispiratori di tale progetto debbono spiegare cosa abbiano a che vedere la costruzione di una nuova strada al posto del sentiero pedonale che costeggia la prima “AULA VERDE” realizzata nelle Marche oltre 20 anni fa, la realizzazione di parcheggi e di autorimesse, di nuovi moderni edifici con la realtà monacale di uno dei pochi eremi storici ancora conservatosi nell'Appennino marchigiano. Le esigenze istituzionali/turistiche espresse dalla Regione Marche possono trovare soddisfacimento nel grande e moderno edificio a più piani, con spazi attrezzati, dotato anche di un grande parcheggio e di una postazione sanitaria (!!) collocato nelle immediate vicinanze dell’ eremo di S. Silvestro di Montefano, posto a distanza di 3 km. in linea d’aria da Valleremita e già purtroppo così sfregiato dalla cattiva gestione del territorio attuata in passato. Non è assolutamente condivisibile la filosofia della committente Regione Marche che ha già iniziato a produrre un gravissimo danno allo SPIRITO DEI LUOGHI, uno spirito francescano che, falsamente o per difficoltà di valutazione, si dice di voler tutelare.

Con il proprio intervento l’amministrazione regionale si sta rendendo protagonista di uno sfregio intollerabile al patrimonio storico artistico, ambientale e religioso delle Marche. Le Autorità religiose francescane condividono fino in fondo tale progetto di trasformazione del convento in centro polifunzionale attrezzato? Non vorremmo dover ricordare in futuro con rimpianto questa fotografia del sito che, ironia della sorte, porta la firma della ditta che ha aperto il cantiere considerato abusivo : “l’Eremo conserva oggi una sua identità, legata certamente alla sua particolare e felicissima ubicazione nel paesaggio e un fascino legato alla ruderizzazione delle parti crollate che ne fanno un luogo di grande spiritualità” (dalla relazione specialistica AR.AL01 della ditta aggiudicataria,agosto 2010)”. LA REGIONE ED IL COMUNE DI FABRIANO VOGLIONO AGGIUNGERE LA DETURPAZIONE DELL’EREMO DI VALLEREMITA ALLA DETURPAZIONE DELL’EREMO DI S. SILVESTRO?

Il sequestro del cantiere fornisce modo e tempo sia per un ripensamento complessivo dell’intervento di “trasformazione del complesso conventuale in un centro polifunzionale attrezzato” da parte della Regione Marche, sia per un AUSPICATO intervento di bocciatura del progetto da parte del Ministero dei Beni Culturali , uffici centrali e periferici. Intervento di bocciatura che può poggiare le sue basi sulle osservazioni già avanzate sul progetto preliminare dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Marche, con lettera prot. 14734 in risposta al Foglio del 4.11.2009 n. 631861 : “In primo luogo- afferma la Soprintendenza – si ritiene indispensabile un approfondimento del tema sia attraverso ricerche bibliografiche ed archivistici con rilievi materici più accurati.

Si ritiene opportuno, considerata la presunta importanza degli elementi murari già rinvenuti, effettuare una ulteriore campagna di scavi archeologici al fine di addivenire ad una possibile restituzione cronologica della fasi costruttive del complesso … si fa presente che taluni elaborati trasmessi risultano poco leggibili … si osserva che le sezioni complessive di rilievo grafico non rappresentano le cavità sotterranee (grotte) evidenziate sia nella relazione archeologica che negli elaborati di indagine geofisica, né tanto meno il reale profilo del “sasso”… taluni elaborati risultano non quotati e privi di scala metrica … Ciò premesso la Soprintendenza esprime in linea di massima parere favorevole al progetto preliminare ferma restando la necessità di sviluppare nella redazione del progetto definitivo i necessari approfondimenti sopra descritti e le prescrizioni di seguito indicate : si esprimono perplessità circa la previsione di un livello interrato al di sotto degli attuali piani pavimentali sul lato est del complesso sia per la presenza delle sopracitate cavità sotterranee, sia per la conformazione stessa del masso roccioso che non sembra fisicamente consentirne la realizzazione, sia per l’apparente inconciliabilità fra tale previsione e la ottimale conservazione delle preesistenze si ritiene che la elevazione dei nuovi edifici sul lato est debba essere contenuta ad un solo livello fuori terra al fine di un migliore inserimento nel contesto per quanto riguarda le strutture murarie rinvenute nell’area dello scavo si ritiene ad una prima analisi che esse debbano essere mantenute ed opportunamente restaurate ai fini della loro migliore conservazione.. considerate le caratteristiche climatiche del sito e le caratteristiche architettoniche del complesso monumentale sarà opportuno prevedere una copertura a tetto dei nuovi edifici.” Non risulta, dall’esame degli elaborati presentati dalla ditta a cui è stata aggiudicata la gara, che nulla di ciò sia stato fatto e pertanto ne deve conseguire un parere negativo di bocciatura del progetto ed il diniego all’avvio di qualsiasi inizio lavori.

Certamente è degno di nota, in senso negativo, di come di tali manchevolezze insite nel progetto preliminare siano responsabili i componenti del gruppo di lavoro, appositamente costituito per la redazione del progetto preliminare, e del Comitato Scientifico entrambi nominati dalla Regione Marche con delibera n. 915 del 16.06.2009. In tali gruppi, per la cui composizione si rimanda alla citata delibera, erano presenti anche dipendenti ed ex dipendenti della soprintendenza.

In conclusione si chiede: alla Regione Marche di annullare il contratto con la ditta aggiudicataria, per grave violazione delle normative di legge, e di modificare tutto il progetto limitandolo all’effettivo restauro e risanamento conservativo dell’eremo esistente e non di quello immaginato. al Ministero dei Beni Culturali, strutture centrali e periferiche, di bocciare ogni ipotesi di trasformazione dell’eremo in “centro polifunzionale attrezzato”, bocciando il progetto complessivo ed, in via subordinata, di approvarne SOLO quella parte che interessa il patrimonio edilizio esistente SE ritenuto effettivamente rispettoso dei principi del restauro conservativo al Ministero dell’Ambiente (che si ringrazia per l’intervento già effettuato) di esigere che la valutazione di incidenza venga effettuata, a maggior ragione, oggi che i lavori abusivi hanno dimostrato la loro negativa incidenza sull’ambiente tutelato circostante l’eremo come accertato dal Corpo Forestale dello Stato al Comune di Fabriano ed alla Provincia di Ancona, per quanto di competenza, di vigilare con attenzione su quel che accade sul proprio territorio e ad opporsi al progetto di “trasformazione del complesso conventuale in un centro polifunzionale attrezzato”che ha già comportato una iniziale e grave deturpazione del sito, si spera ancora reversibile. alle Magistratura, ordinaria e contabile, di verificare le responsabilità anche omissive per i danni apportati al patrimonio tutelato, sia di natura storico artistica che ambientale, nonché di verificare la regolarità delle procedure finora adottate da tutti i soggetti interessati, con riserva da parte delle Associazioni Onlus sottoscriventi di costituzione di parte civile quali enti esponenziali degli interessi e diritti di settore ex art. 91 c.p.p., con ogni riserva di esercitare ogni facoltà e diritto discendente da tale qualificazione. Svolgendo il proprio ruolo di tutela, consapevoli di perseguire il primario interesse pubblico.

ITALIA NOSTRA MARCHE

COORDINAMENTO PER IL PAESAGGIO DELLE MARCHE

LUPUS IN FABULA

FEDERAZIONE PRO NATURA MARCHE

“TERRA MATER”

WWF MARCHE

LEGAMBIENTE MARCHE

“POLIS NOVA”






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 18-06-2011 alle 15:28 sul giornale del 20 giugno 2011 - 2495 letture

In questo articolo si parla di fabriano, eremo del sasso

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