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Fabriano: quarant’anni di Fondazione Aristide Merlonim un libro per le testimanianze

6' di lettura 26/09/2010 -

Mio padre, con la sua morte improvvisa, non è riuscito a vedere gli esiti positivi del suo impegno nell’inversione di tendenza dell’emigrazione dall’area montana”. Parola di Francesco Merloni, erede insieme ai suoi fratelli, dell’impresa creata ad Albacina, dal capostipite Aristide.



Dalle basculle alle bombole, dalle bombole agli scaldabagni da questi ultimi ai frigoriferi e lavatrice, oggi noti in tutto il mondo per una sorta di saga familiare raccontati dal libro, scritto da Paolo Boldrini, sulla Fondazione Aristide Merloni. Venerdì 24 settembre ore 18, sala convegni dell’Ariston Thermo di Fabriano affollata di pubblico, le massime autorità civili, militari e religiose schierate in prima fila a coronamento di un prestigioso parterre di presenze, un diaporama rivolto ai protagonisti “dello sviluppo marchigiano: da Fuà a Spacca, del pensiero economico italiano: da Andreatta a Prodi e Savona, della riflessione sociologica non strettamente accademica: da Alberoni a Giuseppe De Rita” mostra un archivio fotografico, meglio ancora una galleria di grandi nomi, sul mega schermo alle spalle di Francesco Merloni, Mario Bartocci, Paolo Boldrini. In quest’ambiente delle grandi occasioni, il coordinatore dell’Istituto, inizia la presentazione del volume “Testimoniare lo sviluppo. Quarant’anni di Fondazione Aristide Merloni” realizzato, come detto da Paolo Boldrini, autore di varie ricerche storiche sulle Marche.

“Il volume” spiega “è il frutto di una accurata ricerca di archivio, ricostruisce la vicenda dell’ Istituto dal 1963, non trascura una breve panoramica fino ai giorni nostri e con un filo rosso collega i vari capitoli che parlano dell’importante ruolo che la Fondazione Aristide Merloni ha avuto nel contribuire allo sviluppo economico della zona interna delle Marche e quello di organismo culturale tra i più autorevoli della nostra Regione”. Bartocci, prima di lasciare la parola all’autore, ha ricordato quanti lo hanno preceduto nell’incarico: Cesare Fortunato, Domenico Giraldi, Gilberto Gaudenzi (gli manda un sentito ricordo), Gian Mario Spacca. Tra gli applausi, il giovane fabrianese, artefice dell’opera (stampato dalla Conerografica Printing su carta patinata) intavola l’illustrazione del suo lavoro che prende le mosse da una presentazione di Giuseppe De Rita e concede l’incipit agli anni Sessanta. Parla “dello sviluppo come filosofia, i primi passi e i molti oppositori, il sostegno economico alle imprese, il riconoscimento del ruolo della Fondazione ed il cerchio del consenso”. Molti di questi passaggi, sono ripresi ed arricchiti d’aneddoti ed esempi dal presidente della Fondazione, Francesco Merloni, molto coinvolto emotivamente nel suo intervento. “La realtà di Fabriano – ha sottolineato - non è poi così negativa se guardiamo alla classifica delle imprese che conferma come su 54 aziende delle Marche, tra le prime dieci ci sono molte di quella legate al nostro comprensorio.

Siamo un polo industriale che ha ancora una sua centralità e la radice di questo è, e rimane, nella volontà di nostro padre che nel 1930 lasciando un occupazione in Piemonte, patria dell’industria, si è messo proprio tornato tra queste montagne, dove ha costruito la sua attività e nei decenni successivi ha consentito di far decollare lo sviluppo raggiungendo il suo obiettivo: evitare la tragedia dell’emigrazione e l’abbandono del territorio”. Dall’inciso torniamo Boldrini e agli anni ’60 al decennio successivo “la Fondazione cambia obiettivo, si dedica allo studio del cambiamento per crescere, alla promozione e lo sviluppo della cultura industriale nelle Marche, da alle stampe la rivista Economia Marche e imposta quella che sarà definita la via Adriatica allo sviluppo”. Su quest’ultimo argomento, anche il governatore delle Marche, ha speso un giudizio di “grand’efficacia” argomentandolo con un parallelo sul Distretto Calzaturiero che dalla “difesa attiva è riuscito ad intraprender la sfida aperta, ha riconvertito il modello marchigiano al cambiamento: in questo la Fondazione ha giocato un ruolo strategico d’indirizzo di primo piano, obbiettivo a cui deve guardare oggi più di ieri e non soltanto nell’ambito dell’industria, in un mondo di sfide globali”. Gli anni Ottanta, invece, ha commentato Boldrini “per la Fondazione costituiscono il periodo della definitiva affermazione del Gruppo, esserci per fare, con il metalmezzadro che guarda all’Europa, l’accentuazione del ruolo dei servizi alle imprese e soprattutto il superamento della visione di Distretto che non basta più”. L’analisi continua con gli anni Novanta “periodo della qualità e dell’innovazione nella sfida dei mercati maturi, la qualità per piacere, la finanza per agire e lo scavalcamento della Via Adriatica senza dimenticare l’identità regionale ed il federalismo e le tante iniziative di fine secolo”.

Il capitolo finale è dedicato al “nuovo secolo e ai nuovi scenari” e qui s’innesta “il modello marchigiano alla prova del cambiamento, una vera e propria mutazione profonda” ma come detto dal presidente Merloni “la storia continua” e scrive De Rita “in una realtà in cui le Fondazioni culturali crescono a ritmo incessante è quasi riposante ripercorrere la lunga vicenda di una che ha vissuto la storia italiana, e non solo delle Marche, rimanendo in ogni caso una dotazione collettiva e di sistema del territorio, della Regione e del generale sistema delle imprese”. Dal suo canto il presidente Francesco Merloni, più che una relazione ha svolto un intervento dai toni celebrativi legati al sentimento “la generosità di mio padre che volle la Fondazione come strumento privilegiato di sostegno delle piccole imprese” ripercorrendo anche la dinamica della vita aziendale interessante ed esaustiva. “Francesco Merloni, Presidente non per incarico ma per passione – sono parole di Bartocci - uomo capace di collegarla allo sviluppo marchigiano ed all’evoluzione economica di tutto il Paese, attirando sulla Fondazione l’attenzione prima e la partecipazione attiva di protagonisti d’assoluto rilievo”. Chiosa finale, riservata agli altri interventi tra cui quelli del Sindaco di Fabriano, Roberto Sorci, del presule Giancarlo Vecerrica e del vice presidente della provincia Giancarlo Sagramola, con il presidente della Giunta della Regione che ha finito “la Fondazione, agganciandosi alla Facoltà d’Economia d’Ancona ha formulato modelli di riferimento quali la Via Adriatica dello sviluppo, di città regione, d’organizzazione civile e sociale di rete seguendo i profili dell’identità, dei numeri, dell’archivio con la nota Classifica delle imprese, contribuendo alla creazione di strategie messe in atto dalla nostra comunità”, ponendosi sempre al servizio del territorio”.

Convegni, Borse di Studio, la rivista Economia Marche e tante altre pubblicazioni, lezioni d’economia, un’infinita serie di ricerche, rassegne come Poiesis, progetti a tutto campo: termina così la presentazione De Rita “Ma quante cose ha fatto questa Fondazione” e ancora “Hanno proprio occupato tutto il territorio”.


   

da Daniele Gattucci







Questo è un comunicato stampa pubblicato il 26-09-2010 alle 13:26 sul giornale del 27 settembre 2010 - 870 letture

In questo articolo si parla di attualità, Daniele Gattucci

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