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La storia ritrovata: la storia di una donna, una pacifista, un Premio Nobel

bertha von suttnegr 5' di lettura 28/05/2010 -

"Bertha von Suttner era una signora dotata di vasta cultura e di molta intelligenza. Di più possedeva un'eloquenza facile ed elegante, e queste qualità contribuirono a fare di lei… un vero apostolo della pace universale" (Giovanni Galluzzi, Corriere della sera, 22-6-1914)



Negli ultimi decenni dell’Ottocento le tensioni tra le potenze imperialiste diventavano ogni giorno più esacerbate; di contrasto l’idea di una pace diffusa e generalizzata acquistava sempre più forza. In quel periodo la ricerca di una “concordia” tra i vari popoli e nazioni del “Vecchio Continente” (l’Europa) vide nella figura di Bertha von Suttner la più appassionata sostenitrice. Nata a Praga nel 1843, appartenente a una famiglia della grande nobiltà austriaca, crebbe sotto l’egida di un tutore della corte, la cui tradizione militarista fu accettata da lei senza problemi fino alla presa di coscienza “pacifista”.

Giornalista e scrittrice, autrice di libri di successo, raggiunse la notorietà con due romanzi, che suscitarono vivaci discussioni negli ambienti politico – culturali europei: il primo, L’era delle macchine, per le sue spietate critiche contro gli eccessi del militarismo e la sfrenata corsa gli armamenti determinò polemiche talmente accese da essere addirittura oggetto di una discussione al Parlamento austriaco; il secondo, Giù le armi!, si ispirava alle vicende dei recenti conflitti europei e raccontava come la protagonista del romanzo, Marta, finisse per subire (direttamente e indirettamente) tutti gli orrori della guerra. Quest’ultimo fu un successo “mondiale”: in Germania ne vennero pubblicate trentuno edizioni, ed ebbe molteplici traduzioni, arrivando persino nella “medioevale” Russia zarista e nel Giappone militarista. Importanti personaggi dell’epoca (come Alfred Nobel o Peter Rosegger) plaudirono il volume; Leone Tolstoj usò queste parole per esprimere a Bertha il suo entusiasmo: “La pubblicazione del vostro libro è per me un buon segno. Il libro La capanna dello zio Tom ha contribuito all’abolizione della schiavitù. Dio faccia sì che il vostro libro serva allo stesso scopo per l’abolizione della guerra”.

Berta Von Suttenegr Da parte degli ambienti militari la Von Suttner ricevette solo insulti e volgari attacchi, subendo numerosi tentativi di delegittimazione (soprattutto in quanto donna). Il suo però ormai era un impegno destinato a diventare una scelta di vita: nel 1891 fondò la Società austriaca per la Pace (e nel 1892 la Società tedesca per la Pace), di cui resterà presidente fino alla morte. Sempre nello stesso anno intervenne alla Conferenza per la Pace svoltasi a Roma, in Campidoglio: era la prima volta che una donna parlava in quel luogo così importante e la prima volta che Bertha interveniva in un’occasione ufficiale di fronte a un pubblico vasto ed esigente (cavandosela benissimo). A partire dal 1892 lavorò al mensile “Giù le armi!”, che riprendeva il titolo e lo spirito del suo libro più famoso, aiutata da un giovane editore, Alfred Hermann Fried (futuro premio Nobel per la pace). Già segretaria e poi amica di Alfred Nobel (ricchissimo industriale, inventore della dinamite), la von Suttner lo convinse a donare una parte del suo patrimonio per istituire un premio mondiale per la pace.

Nel corso di una ventina d’anni intervenne in migliaia di assemblee pubbliche, conferenze, congressi e iniziative di chiara matrice pacifista. Al quarto Congresso mondiale della Pace tenutosi a Berna nel 1892 la von Suttner, unico delegato donna, presentò una relazione riguardo ad un progetto di Confederazione degli Stati d’Europa. Nella Conferenza per la Pace tenutasi all’Aja nel 1899, la prima a cui partecipavano finalmente uomini di stato e di governo di diversi paesi del mondo, affermò che “il ventesimo secolo non finirà senza che la società abbia abolito come istituzione legale il più grande dei flagelli, la guerra”. Divenne famosa anche oltre Oceano: nel 1904 tenne oltre cento conferenze negli Stati Uniti venendo ricevuta dal presidente Theodore Roosvelt, persuadendolo a promuovere la Seconda Conferenza per la Pace dell’Aja (1907), da cui nacque la Corte permanente di arbitrato. Nel 1905 le venne conferito il Premio Nobel per la Pace.

Ma il suo impegno si faceva sempre più disperato: la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica di tutti i paesi europei voleva fortissimamente la guerra, vista come risolutrice di tutti i mali. Nel saggio L’imbarbarimento dell’aria (1912) la Von Suttner intuì e denunciò con largo anticipo e in maniera profetica quelli che saranno i modi radicalmente nuovi e atroci di intendere e praticare la guerra. Nell’agosto del 1913, già afflitta dagli inizi della malattia (probabilmente un cancro), parlò al Congresso Internazionale della Pace dell’Aia, dove ricevette grandi onori ed il riconoscimento di “generalissimo” del Movimento per la Pace. La sua patologia però si sviluppo rapidamente di lì a poco e morì il 21 giugno del 1914, un mese e pochi giorni prima dello scoppio del primo conflitto mondiale, contro cui aveva combattuto per quasi tutta la vita. Seguendo le sue volontà fu cremata e le sue ceneri lasciate la in un loculo. Le ultime parole che la Baronessa pronunciò in punto di morte, raccolte dalla cognata, furono queste: Giù le armi! ditelo a tutti".

L'Austria, nel 2002 ha scelto di riprodurre sulla moneta da 2 euro il ritratto di Bertha von Suttner, in ricordo degli sforzi compiuti per decenni in favore della pace. Può sembrare scontato, ma tuttavia dobbiamo considerare che se oggi esiste un movimento mondiale per la pace molto lo si deve a questa persona eccezionale; sicuramente possiamo ritenerla la figura di riferimento che ha definito il modo moderno di perseguire i temi della pace.


   

di Paolo Battisti




Questo è un articolo pubblicato il 28-05-2010 alle 17:04 sul giornale del 29 maggio 2010 - 6013 letture

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