Nuova composizione del Consiglio regionale, tra sorprese e bocciature

Lunedì sera, ore 23.30 circa. Le prime indiscrezioni sugli eletti si trasformano in certezze: il nuovo Consiglio regionale delle Marche e la sua composizione diventano ufficiali. Molte riconferme, qualche nuovo ingresso ed alcune esclusioni eccellenti (e per certi versi sorprendenti). La nuova legge elettorale marchigiana prevede infatti precise quote provinciali per l'assegnazione dei seggi: la sola dote personale di preferenze, quindi, non è automaticamente sufficiente per entrare in consiglio.
Un esempio su tutti: Massimo Rossi, candidato alla presidenza della Regione per la coalizione della sinistra radicale e candidato al Consiglio nella circoscrizione di Ascoli Piceno. Nella sua circoscrizione è scattato un seggio per l'Udc. Con le sue 1.885 preferenze il centrista Valeriano Camela entra quindi in Consiglio, mentre Rossi resta fuori pur vantando 2.118 voti personali. "I meccanismi di questa legge elettorale sono assurdi ed antidemocratici", attacca l'ex candidato presidente della sinistra radicale. "Ad ogni modo - prosegue - ero consapevole da tempo che sarebbe stato quasi impossibile riuscire ad entrare in Consiglio. La mia era una candidatura di servizio: continuerò a fare politica ponendomi come l'anello di congiunzione tra la sinistra plurale e diffusa delle Marche e i nostri rappresentanti nelle istituzioni".
A pagare il prezzo del meccanismo elettorale è anche Luigi Viventi, ex capogruppo dell'Udc in Consiglio, non eletto nonostante le sue 2.613 preferenze. Nella circoscrizione provinciale di Ancona, infatti, il conteggio dei seggi esclude l'Udc e consente l'ingresso di tre liste minori (Api, Verdi ed Alleanza Riformista). Viventi commenta con amarezza la sua esclusione: "E' evidente che questa nuova legge presenta delle anomalie. Ovviamente prendo atto dell'esito, ma credo che si debba cambiare qualcosa". L'ex capogruppo dell'Udc lancia poi un messaggio di solidarietà a Rossi: "Ha lavorato molto bene per la sua coalizione, facendo bella figura. La sua esclusione è una vera ingiustizia".
Fuori dal Consiglio anche due assessori della precedente giunta regionale. Marco Amagliani, candidato nella lista della Federazione della Sinistra, si piazza al secondo posto dietro all'ex presidente del Consiglio regionale, Raffaele Bucciarelli. Una manciata di voti divide i due, e ad Ancona è scattato un solo seggio per la sinistra radicale. Esce sconfitta dalle urne anche Stefania Benatti (Pd), ex assessore con deleghe all'istruzione e alla formazione: le 2.882 preferenze e il sesto posto nella lista provinciale anconetana del Pd non sono bastate alla Benatti per riconquistare un seggio in Consiglio. E' la seconda dei non eletti della sua lista, dietro a Michelangelo Guzzonato. L’ex assessore regionale analizza la sua sconfitta personale: “Nell’ultimo mese mi sono concentrata solo sulla mia attività di governo, penalizzando così la campagna elettorale. Forse ho sottovalutato questo aspetto, fondamentale per chi fa politica”. Ma non solo: la Benatti parla di una “competizione tra i candidati del Pd molto focalizzata sui propri territori di appartenenza”. “Una volta – prosegue – ogni candidato girava tutto il territorio provinciale per presentare la candidatura, mentre in queste elezioni c’è stata una localizzazione del voto. Una strategia che, personalmente, non mi sento di condividere”.

Questo è un articolo pubblicato il 31-03-2010 alle 17:19 sul giornale del 01 aprile 2010 - 872 letture
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