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Aiuto, il Made in Marche non vende più

confartigianato 3' di lettura 30/03/2010 - Aiuto, il “Made in Marche” non vende più. Il grido d’allarme arriva da Cna e Confartigianato, che hanno analizzato le esportazioni regionali degli ultimi tre anni, registrando un calo complessivo di vendite all’estero del 35,3 per cento di cui il 24,5 per cento nell’ultimo anno.


“Se nel 2007” affermano le associazioni artigiane “le nostre imprese hanno esportato merci per un valore complessivo di 12,4 miliardi di euro, nel 2008 siamo scesi a 10,6 miliardi e lo scorso anno a 8 miliardi di euro, con pesanti conseguenze per il fatturato e per l’occupazione del nostro sistema produttivo. Un risultato pesante che avrebbe potuto essere anche peggiore senza l’impegno della Regione, del sistema camerale e delle associazioni di categoria per promuovere adeguate politiche di internazionalizzazione. Ma nei prossimi mesi occorre fare ancora di più, rafforzando la promozione e la presenza sui mercati esteri delle imprese e delle produzioni regionali e individuando aree prioritarie su cui investire. Riteniamo inoltre di fondamentale importanza puntare con decisione sull’internazionalizzazione delle micro e piccole imprese e delle loro reti.”


Tra i grandi settori manifatturieri quello che sta pagando più di tutti la crisi dell’export è la meccanica, con un calo nell’ultimo anno del 36,1 per cento. Va male anche il sistema moda con una riduzione della merce venduta all’estero del 22,4 per cento. Più o meno come i prodotti dell’agricoltura (-22,1) mentre gli alimentari nel 2009 perdono quote di mercato per il 13,4 per cento e il mobile scende sotto le due cifre (-9,4).

I mercati esteri dove subiamo di più la crisi sono quello russo, con un crollo delle esportazioni del 42,2 per cento negli ultimi dodici mesi, e quello statunitense (-35,1). Anche in Europa abbiamo venduto di meno. In particolare nel Regno Unito (-27 per cento) e in Spagna (-26,9) ma anche in Germania (-22,7) mentre sul mercato francese la perdita è contenuta al 9,6 per cento.

Guardando ai mercati emergenti dobbiamo registrare un arretramento della nostra penetrazione in India (-21,9 per cento) e in Cina (-15,9). L’unica buona notizia per le imprese marchigiane arriva dal Brasile dove abbiamo incrementato le esportazioni dell’11,7 per cento lo scorso anno e del 29,5 per cento negli ultimi due anni. Ma soltanto per effetto dell’impennata nell’export nel paese sudamericano dei mezzi di trasporto (si è passati da 1,1 milioni nel 2007 a 22,7 milioni nel 2009 su un totale di merce esportata per 64,3 milioni di euro).

Andando sul territorio, sono le imprese della provincia di Ancona a subire la maggiore riduzione di export, che in due anni si è quasi dimezzato (-40 per cento passando da 4,6 a 2,8 milioni di euro) a causa delle difficoltà della meccanica e del tessile. Anche le aziende del piceno perdono il 35,8 per cento. A pesare anche qui è il sistema moda insieme all’agricoltura ed ai minerali non metalliferi.

La Provincia di Pesaro registra un crollo per l’export della meccanica (da 612 a 304 milioni di euro in due anni, pari al 46,1 per cento) e difficoltà per il tessile e il mobile. Complessivamente le esportazioni pesaresi hanno perso il 32 per cento tra il 2007 e il 2009 mentre a Macerata il calo è stato solo (si fa per dire) del 25,7 per cento, con una flessione generalizzata di tutti i settori.





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 30-03-2010 alle 12:32 sul giornale del 31 marzo 2010 - 461 letture

In questo articolo si parla di confartigianato, economia, osimo, ancona, Made in Marche, le esportazioni, vendite all’estero, le associazioni artigiane





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