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Almas: nessuna imposizione ideologica, solo conflitti adolescenziali

Aslam Mahmood e mauro diamantini 3' di lettura 25/01/2010 - Nessun matrimonio combinato, nessun divieto di vivere all\'occidentale ma un “semplice” quanto normale conflitto adolescenziale. A rompere il silenzio e a raccontare i retroscena del rapimento di Almas Mahmood, la diciassettenne pakistana prelevata a forza dai genitori a Fano dove era stata affidata ad un centro di accoglienza per minori dal Tribunale di Ancona, è la madre della giovane, Aslam Mahmood.

La donna, arrestata insieme al marito Akatar (ora agli arresti domiciliari) e rimessa in libertà con l\'obbligo di firma, assistita dall\'avvocato Mauro Diamantini, sfoga il duplice dolore di una madre che ha perso una figlia (Almas ha ribadito di non voler tornare in famiglia) e alla quale il Tribunale ha tolto ora anche gli altri due figli, una ragazzina di 14 anni e un maschio di 16, proprio a seguito del gesto compiuto una settimana fa.


Non c\'era alcun matrimonio combinato, né volevamo che Almas non vivesse all\'occidentale -afferma Aslam Mahmood- siamo pachistani ma vestiamo come gli italiani, mangiamo e lavoriamo come voi. I miei tre figli sono perfettamente integrati e a scuola hanno un ottimo rendimento e più volte sono stati anche rappresentanti di classe”. Il difficile rapporto tra Almas e la sua famiglia, soprattutto il padre, sarebbe quello tipico di una ragazza adolescente, un po\' ribelle, che a fatica sottostà alle “regole” di famiglia. “Negli ultimi due anni Almas frequentava due ragazze che la distraevano dallo studio -racconta Aslam- e infatti per la prima volta lo scorso anno è stata rimandata. La sera rientrava a casa sempre tardi e fumava sigarette. Come genitori non volevamo che frequentasse più queste due amicizie. Tutto qui”.


Come verbalizzato in Corte d\'Appello, Almas è stata vittima di un solo atto di violenza, nell\'aprile scorso, quando, durante una lite con il padre, Akatar l\'ha colpita alla testa con un oggetto da cucina provocandole una “contusione di un centimetro di lunghezza al cuoio capelluto”. Di qui l\'intervento dei servizi sociali e l\'allontanamento da casa di Almas. “Da allora i genitori non sono più riusciti a parlare con la ragazza e per questo, come gesto estremo ed esasperato, lunedì scorso sono andati a Fano a prendere Almas -riferisce Mauro Diamantini, legale della famiglia- il rapimento è stato un grosso errore e per questo i coniugi Mahmood pagheranno lo scotto ma la volontà era solo quella di avere del tempo per chiarirsi con la figlia. Non a caso, una volta capito che Almas voleva restare in comunità il padre da Roma è tornato indietro. Lungo il tragitto hanno mangiato in un Mc Donald\'s, il padre ha dato alla figlia 100 euro, un telefono cellulare e anche una bici nuova con cui andare a scuola”.


Noi siamo pronti a riprendere in casa Almas in qualunque momento ma non la cercheremo più -aggiunge Aslam- a luglio, quando sarà maggiorenne, la aiuteremo magari a trovare una casa in affitto”. Dopo il chiarimento con Almas, per i Mahmood resta il dramma dell\'allontanamento dei due figli. “Non so dove li hanno portati -aggiunge la donna- ma loro vogliono stare in famiglia, non sono come Almas e chiedo che mi vengano restituiti”. L\'avvocato presenterà reclamo in Corte d\'Appello per i due minori ma il futuro della famiglia ora sembra segnato. Nella cultura pakistana l\'allontanamento di un figlio rappresenta infatti il “fallimento” dei genitori nel ruolo educativo. Dopo questa vicenda infatti anche la comunità pakistana senigalliese si sarebbe allontanata dai Mahmood che pensano, non appena la situazione si sarà sistemata, di lasciare la città e ricominciare una nuova vita a Roma.








Questo è un articolo pubblicato il 25-01-2010 alle 22:56 sul giornale del 26 gennaio 2010 - 845 letture

In questo articolo si parla di attualità, giulia mancinelli