Pesaro: riuscirà il parco del S. Bartolo a sopravvivivere al cemento?

L'intervento di Italia Nostra e Federazione Nazionale Pro Natura sul piano del Parco del San Bartolo, approvato nei giorni scorsi con il voto contrario delle due associazioni ambientaliste che sono rappresentate nel consiglio dell'ente parco. |
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da Federica Tesini e Mauro Furlani
presidente Italia Nostra-Sezione di Pesaro e Fano
presidente Federazione Nazionale Pro Natura-Marche
presidente Italia Nostra-Sezione di Pesaro e Fano
presidente Federazione Nazionale Pro Natura-Marche
Dopo più di dieci anni dall'istituzione del Parco Naturale del Colle San Bartolo è stato infine adottato il piano del parco. L’iter è stato lungo e difficile e l'elaborato finale risente, anche culturalmente, di questa difficile “gestazione”.
Ci sembra importante ricordare, a chi non abbia seguito passo passo questa lunga storia, che le prime basi per la redazione del piano del parco sono state poste nel lontano 1999 quando sono stati conferiti due incarichi professionali a tecnici esterni che dovevano collaborare con il nucleo interno al Parco. Il loro qualificato lavoro sembrava potersi concludere nel 2001 con l'approvazione del progetto preliminare: un piano che avrebbe dovuto dettare le coordinate ambientali e naturalistiche a cui i Piani Regolatori dei singoli comuni (Pesaro e Gabicce) si sarebbero dovuti adeguare.
Questa impostazione altamente rispettosa della valenza naturalistica e ambientale fu però improvvisamnte cambiata. Nel luglio 2003 venne stipulata una convenzione fra Ente Parco e Comune di Pesaro dove si evidenziava che, ai sensi della legge regionale, “il piano del parco ha valore di piano paesistico e di piano urbanisico e sostituisce i piani paesistici e i piani urbanistici di qualsiasi livello”. La convenzione prevedeva che si dovesse stabilire una metodologia di lavoro concordata attraverso l'Ufficio Urbanistica del Comune di Pesaro, conferendo in pratica al Piano del Parco il valore di Piano Regolatore.
L'attuale consiglio dell'ente parco si è trovato dunque per le mani un materiale ibrido: da una parte gli studi finalizzati alla redazione di un piano ambientale e dall'altra, di fatto, le norme tecniche di attuazione del PRG di Pesaro. A rendere la situazione ancora più complessa si aggiunga che la Regione Marche, organo che deve approvvare in via definitiva il piano, aveva ventilato l’ipotesi di commissariamento, qualora non fosse stata avviata in breve tempo la procedura di approvazione. Il lavoro meticoloso di revisione non è stato dunque possibile anche se si deve dare atto che, rispetto al piano precedente vi è stato un grande ridimensionamento delle volumetrie edificabili, anche grazie all'impegno e alle richieste dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste.
Ciò premesso, le aspettative delle associazioni, non sono certo soddisfatte sia per quanto attiene le conoscenze naturalistiche di base dell’area, che per la salvaguardia del paesaggio, a tutela del quale era stato chiesto che “non fossero in alcun modo alterati l’integrità dell’assetto paesistico e la percezione visuale dell’area collinare sia dal mare che da terra”. Per questo l’impegno per un miglioramento del piano sarà tenace: non è immaginabile l’ampliamento del porto di Vallugola con relativa lottizzazione e mega parcheggio, come non sono accettabili le espansioni di Fiorenzuola, di Santa Marina e dei cimiteri dei tre borghi. Né la funivia che dovrebbe collegare Gabicce Mare con Gabicce Monte, intesa come “forma anche a carattere innovativo di mobilità urbana sostenibile”. Sicuramente con un po’ più di attenzione si sarebbero potute esaudire le richieste dei residenti senza snaturare il paesaggio collinare consolidato da secoli.
Il San Bartolo, con una falesia alta 200 metri che corre per 11 km a picco sul mare, è l'unico tratto di "costa alta" da Trieste fino al Gargano di tutto l'Adriatico, insieme al Conero. Un patrimonio di rilevanza nazionale e di altissimo valore paesaggistico. E’ un bene troppo importante, un patrimonio collettivo, una identità culturale, che deve essere tutelato per poter essere tramandato, come sancisce l’articolo 9 della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
La storia di un sito è scritta anche dal suo paesaggio e che storia leggeranno i nostri posteri se continueremo a cementificare e snaturare le nostre colline? Il recente congresso nazionale degli architetti ha affrontato il tema della “Democrazia Urbana per la qualità” ma che democrazia e quale qualità ci può essere, se il consiglio dell'ente parco viene in pratica esautorato dai consigli comunali che blindano con i propri rappresentanti ogni possibilità di modifica del Piano del Parco?

Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 18 febbraio 2008 - 1419 letture
In questo articolo si parla di ambiente, pro natura, italia nostra, pesaro
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