counter

Iaia Forte porta Testori nelle Marche

3' di lettura 30/11/-0001 -
Altro spettacolo in tournée per il Teatro Stabile delle Marche con un testo di Giovanni Testori Erodiade, in scena l’attrice Iaia Forte che ne cura anche la regia.

dal Teatro Stabile delle Marche


Lo spettacolo nato in collaborazione con Amat vede con Iaia Forte lavorare come aiuto registi Clara Gebbia e Tommaso Ragno, scena e costumi sono di Stefania Cempini, l’allestimento è di Mauro Marasà. Lo spettacolo parte dalla Marche, con prove e debutto il 7 febbraio al Teatro Leopardi di San Ginesio (Macerata) per poi toccare l’8 febbraio il Teatro Nicola degli Angeli di Montelupone (Macerata) e il 9 febbraio il Teatro Mugellini di Potenza Picena (Macerata).

La tournée esce poi dalla regione Marche toccando: Forlì il 15 febbraio al Teatro Testori, Firenze il 16 febbraio al Teatro Cantiere Florida, Milano dal 21 al 24 febbraio alla Sala Fontana, Ferrazzano (Campobasso) il 15 e il 16 aprile al Teatro Loto per concludere ancora nella Marche al Teatro Angel dal Foco di Pergola (Pesaro Urbino) il 18 aprile e al Teatro Mariani di Sant’Agata Feltria (Pesaro Urbino) il 19 aprile.

Lo spettacolo è un allestimento scenico del testo di Giovanni Testori, in cui viene narrata l’uccisione di Giovanni Battista, ma a colpire Testori nella vicenda, è soprattutto la figura di Erodiade, madre di Salomé. A lei Testori dedica il dramma al quale, dal ’69 rimetterà mano più volte. La stesura la scrisse pensandola per Valentina Cortese, che però, non si sentì di portarla in scena. All’inizio degli anni Ottanta, vestì i panni di Erodiade Adriana Innocenti, per la quale l’autore modificò il testo recuperando gli aspetti di carnalità e di visceralità assenti nella precedente stesura. Il monologo fu nuovamente riscritto poco prima della morte dell’autore e fu incluso, con il titolo di Erodiàs, in Tre Lai, uscito postumo nel 1944. Alla fisicità prorompente di Iaia Forte e alla sua fortissima capacità espressiva spetta ora il compito di fare i conti con quello che Testori definisce un personaggio a metà fra Dio astratto e quello incarnato, che rappresenta la nostra perplessità ad accettare l’incarnazione di Cristo.

“Il testo” dice l’autore “ è volutamente ossessivo e claustrofobico, ‘serpente che si mangia la coda e continua a crescere in sé come una tenia’. È un testo che in modo ultimativo ed estremo afferma come il teatro sia il luogo in cui si gioca la partita ultima dell’esistenza”.

Iaia Forte rispetto alla drammaturgia di Testori dichiara - il suo universo, è qualcosa di molto materico, fatto di odori e colori. Non è solo letteratura o teatro, è piuttosto ciò che scatena sensorialmente. Poi la lingua, per la sua invenzione e la sua carnalità. La capacità, nello specifico teatrale, di creare personaggi femminili così virili, così potenti, cosa rarissima nella drammaturgia italiana. E poi l’ossessione di cui vive il suo teatro, che è un elemento che amo molto in tutte le forme artistiche. -

   

EV




Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 05 febbraio 2008 - 1064 letture

In questo articolo si parla di teatro

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve https://vivere.me/epOr





logoEV
logoEV