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GdM: in mostra a Bruxelles la Chiamata di S.Andrea

4' di lettura 30/11/-0001 -
Appuntamento con l’arte marchigiana in Belgio per la seconda edizione della Giornata delle Marche. Il Musées des Beaux Arts di Bruxelles ospita dal 7 dicembre 2006 al 16 febbraio 2007, la mostra “La chiamata di S. Andrea, la vocazione europea di Federico Barocci”.

dalla Regione Marche
www.regione.marche.it


L’esposizione, realizzata in collaborazione con il museo belga e l’Istituto Italiano di Cultura, presenta al pubblico l’omonima opera del pittore urbinate Federico Barocci, vissuto nelle Marche a cavallo tra ‘500 e ‘600.

Un evento importante che rientra nel programma delle manifestazioni della seconda Giornata delle Marche, particolarmente coerente con le motivazioni profonde che hanno ispirato sia l’iniziativa nel suo complesso sia, in particolare, la mostra e il pregevole catalogo sull’opera marchigiana, realizzato con il coordinamento e il contributo scientifico di Costanza Costanzi e del conservatore del museo belga Joost Vander Auwera: “Un’occasione ulteriore - ha dichiarato il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca - per riflettere da un’ottica privilegiata, quale quella artistica, sulle tante potenzialità che le Marche esprimono e rappresentano nel mondo”.

“Il linguaggio dell’arte e della cultura aggrega e unifica – continua Spacca - Questo è il messaggio che potrebbe scaturire da questa piccola ma significativa mostra, costruita intorno ad una sola opera di un artista le cui precoci intuizioni artistiche ispirarono Rubens e altri maestri della scuola fiamminga. Ma le ragioni, pur lodevoli, pertinenti alla storia dell’arte in senso stretto, non esauriscono le motivazioni per cui è stata pensata e realizzata quest’iniziativa. La bella pala di Barocci infatti è solo una delle tante opere sottratte alle Marche”.

Realizzata per la Confraternita dei Pescatori di Pesaro nel 1583 su commissione della duchessa Lucrezia d’Este, prima moglie di Francesco Maria II della Rovere, duca di Urbino, essa fu trasferita per volontà di Napoleone nel 1797 a Parigi e di lì poi a Bruxelles, dove tuttora è conservata al Musées del Beaux Arts. “Un percorso ‘migratorio’ – prosegue il presidente Spacca - che, se pur doloroso per le Marche, non ha tuttavia reciso il legame intrinseco con il contesto di appartenenza dell’opera e con la tradizione artistica, da cui è stata generata. Partendo da questa considerazione, l’opera di Barocci ‘emigrata’ a Bruxelles si pone come testimonianza della tradizione artistica locale ma anche metafora del vincolo che unisce alla terra d’origine i tanti marchigiani sparsi nel mondo, legati alle loro radici, ma al tempo stesso capaci, come le nostre opere d’arte disperse, di diffondere e rappresentare l’immagine delle Marche attraverso la valorizzazione delle sue molteplici risorse artistiche, umane e culturali”.

L’innovativa inquadratura della scena, impostata da un punto di vista rialzato, che sfonda verso un orizzonte paesistico dilatato in profondità, dietro le due solenni figure in primo piano (S. Andrea inginocchiato davanti a un Cristo apollineo) dà luogo ad effetti di dissolvenza cromatica e luminosa di stupefacente modernità, al cui messaggio si mostreranno particolarmente sensibili ed attenti i pittori fiamminghi.

Due destini contrapposti e al tempo stesso complementari: ad essi è stranamente riconducibile l’avventura umana ed artistica di Federico Barocci: da una parte il suo isolamento nella terra natale, Urbino, dall’altro, la cospicua presenza di sue opere fuori delle Marche che testimonia una visibile rinomanza europea dell’artista. Della sua attività e della sua bottega resta memoria nei numerosi dipinti tuttora esistenti nelle Marche oltre che nelle tante opere sparse fuori regione, destinate a committenti non marchigiani oppure più propriamente “disperse”, in seguito ad eventi diversi, come nel caso della “Chiamata di S. Andrea”.

Forti suggestioni per gli sviluppi successivi dell’arte fiamminga si ritrovano non solo in questa opera ma anche nella “Crocefissione con i dolenti e S. Sebastiano”, realizzata nel 1596 per il Duomo di Genova: essa rappresenta una pietra miliare negli sviluppi della pittura genovese del ‘600, destinata ad influenzare celebri artisti di passaggio per Genova, quali Rubens, Van Eyck e lo stesso Guido Reni.

(La mostra è visitabile da martedì a domenica con orario 10-13 e 14-17. Chiuso l’1 e il 10 gennaio – Il 24 dicembre e il secondo giovedì di gennaio chiusura ingresso alle ore 14. Sede espositiva: rue de la Régence, 3 - Bruxelles).





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 30 novembre 2006 - 1070 letture

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