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ostra vetere: Inizia il giro del mondo: la Croazia

9' di lettura 30/11/-0001 -
Immaginate di salire su un traghetto nel porto di Ancona e ritrovarvi, alcune ore più tardi sull'altra sponda dell'Adriatico, in Croazia.
E' l'inizio di un viaggio che ci porterà, stato dopo stato, nazione dopo nazione, in tutti gli angoli del mondo.
A farci da guida Vittoria Fiori.

di Vittoria Fiori


Cominciamo questa settimana un percorso a tappe attraverso un’Europa con cui presto dovremo confrontarci. La commissione Europea, infatti, ha promosso negli ultimi anni un allargamento verso Est: entreranno a far parte del club comunitario Romania e Bulgaria il 1 gennaio del 2007 (anche se resta in piedi la scelta caldeggiata da Parigi e Berlino di rimandare tutto di un anno), ma anche paesi molto vicini a noi per prossimità geografica e frequentazioni storiche come la Croazia che hanno ricevuto il sospirato nulla osta alle procedure d’accesso all’Unione Europea. Cercheremo anche di conoscere meglio quelle aree di confine in cui l’Europa s’incontra con l’Asia, venute prepotentemente alla ribalta quest’inverno, Ucraina Bielorussia e paesi baltici, i quali con la Russia rappresentano le nostre fonti d’approvvigionamento di gas naturale.


CROAZIA

La Croazia si è affacciata al nuovo millennio dopo dieci anni di guerre intestine e conflitti etnici esplosi con la caduta della Yugoslavia di Tito, a cui ha fatto seguito il regime autoritario del presidente Franjo Tudjman morto nel 1999. Corruzione, dissesto economico e mancanza di democrazia segnano gli anni ‘90.
La prima svolta è avvenuta nel 2000 con la vittoria elettorale della coalizione guidata dal partito socialista democratico (sdp) determinata dalla promessa di riforme e lotta alla corruzione che aveva caratterizzato il precedente governo.
Il Paese incomincia così un percorso di sacrifici economici e profonde spaccature in seno alla coscienza nazionale per arrivare al obiettivo prioritario: l'ammissione all'UE.

L ‘Europa rappresenta per i croati un miraggio o una speranza di scrollarsi di dosso l’ etichetta di “Paese Balcanico” e dimenticare un volta per tutte il periodo di forte isolamento internazionale conosciuto sotto il pugno di ferro di Tujman. In ogni caso il più grande risultato del governo in questi anni è probabilmente la rapida reintegrazione nella comunità internazionale: diventa membro di OSCE , WTO e aderisce al patto di stabilità. Nel 2001 riesce a firmare con l’ UE gli Accordi di associazione e stabilizzazione (SAA) che garantiscono coerenza e compatibilità con le norme comunitarie e soprattutto cospicui finanziamenti.

Nel 2001 questo obiettivo sembra allontanarsi drammaticamente a causa dello stallo politico determinato da lotte di potere interne alla coalizione ma soprattutto dalla scarsa collaborazione col tribunale per i crimini di guerra dell'Aja prestata dal governo, stretto tra la necessità di consegnare il criminale di guerra Gen. Ante Gotovina e il malcontento dell’ opinione pubblica, fomentata dall’opposizione nazionalista (HDZ), amareggiata e arrabbiata nel vedere che uomini considerati da essi salvatori del paese siano visti dal loro stesso governo come criminali. Per un paese che aspira ad entrare nell’ UE entro il 2009 questo tipo di contraddizioni rappresentano delle sfide molto più impegnative di una riforma economica.

Il 21 febbraio 2003 la Croazia ha presentato ufficialmente la richiesta per l’adesione all’Unione europea. Sarà il Consiglio dei Ministri (UE) l'organo incaricato di valutaredetta richiesta.

Ottobre 2005 luce verde per l'avvio dei negoziati.

L’accesso all’ UE è condizionata dall‘adozione dell’“acquis communautaire” - un corpo di legislazioni e regole,orientamenti politici,pratiche e obblighi. Le riforme necessarie includono ristrutturazione del sistema giudiziario, la tutela delle minoranze Serbe e il miglioramento della cooperazione regionale.

Quale ruolo a questo punto per l'Italia? L'attuale situazione offre al nostro paese l'opportunità di favorire l’ inserimento della Croazia nella strategia comunitaria in maniera incisiva e propositiva e diventare il nuovo punto di riferimento.

Anche la Regione Marche sta costruendo relazioni privilegiate con l’ altra sponda dell’Adriatico in una ottica di partenariato di interessi. La PromAdria, associazione per la Promozione e lo Sviluppo Economico dell’Adriatico, è nata dalla fusione tra l'Aicec, associazione italo-croata per gli scambi economici e commerciali, e la Camera di Commercio Italo Albanese. Il nuovo organismo si occupa di promuovere ed intensificare le relazioni tra le imprese italiane e quelle dei paesi dell’Adriatico orientale.

Parliamo con il Dott. Cingolani, vicepresidente di PromAdria, di Croazia Marche ed Europa.


Dott.Cingolani quali sono i fili che legano la nostra regione alla Croazia?
Sulle rotte adriatiche si sono mosse fin dall’antichità merci, uomini e sapere. Forme di collaborazione sorprendentemente moderne legavano le città marinare dell’Adriatico: le più potenti inviavano come priori (sindaci) di località dalmate alcuni tra i loro migliori capitani, con uomini e consiglieri si spostavano per contribuire a rafforzare istituzioni e difese delle città loro assegnate.
Ancona vanta legami con la costa dalmata fin dal tredicesimo secolo: l’anconetano Gaetano De Ascintis primo sindaco di Spalato nel 1244 scrisse lo Statuto della Città di Spalato.
Resti di località costiere croate chiamate Iakinka , Iakinska ,nate da piccole colonie di pescatori anconetani (“Iakin” era il nome di Ancona nella antica lingua croata) sono testimoni della stretta comunicazione tra Ancona e la Croazia tra il 1242 e il 1420 (occupazione veneziana della Dalmazia). L’occupazione veneta è solo l’inizio di un lungo periodo di dominazioni che nel XX secolo vedrà le truppe italiane in terra croata.
In una Zara italiana sotto l’amministrazione marchigiana e di Ancona, dal 1920 al 1940 abbiamo il primo esempio di linee civili aeree fra Ancona e Zara: un idrovolante quotidianamente faceva la spola per facilitare le comunicazioni tra le due città allora italiane come ricorda una targa alla stazione portuale di Ancona. Nonostante la frattura causata dall’occupazione italiana non sia del tutto sanata, il Forum della Resistenza Adriatica Antifascista testimonia ancora oggi la comune lotta contro il nazi-fascismo: italiani in Croazia si unirono alla lotta partigiana contro i tedeschi mentre prigionieri slavi nei campi di San Severino e del Piceno, liberati dai nostri partigiani, si unirono alla Resistenza.
Ma oltre a legami di carattere storico e culturale si sono sviluppate negli ultimi decenni nuove partnership economiche e istituzionali,il forum dei sindaci delle città adriatiche e delle camere di commercio.


In questo contesto come opera PromAdria?
Abbiamo un ufficio a Tirana dal 1994 per Croazia e Albania.
Il nostro compito è aiutare gli imprenditori italiani che intendono operare là fornendo una serie di servizi: dalla legislazione all’accreditamento, dalla ricerca di un partner ai contratti di lavoro. Bollettini informativi vengono inviati alle aziende associate e anche ad altre organizzazioni interessate: cna, cia, Confindustria
.

Anche grazie ai finanziamenti previsti dalla legge 84/2001 l’Italia potrebbe assumere un ruolo leader nel campo delle iniziative di institution e capacity building: che ne pensa?

Con la Regione Marche in base alla L.Reg. n 9/2002 abbiamo realizzato soprattutto in Albania corsi di formazione per operatori del settore marittimo e turistico. I fondi del programma europeo Interreg. IIIA permetteranno la formazione di un osservatorio permanente della pesca in Adriatico. In collaborazione con la C.I.A. marche sono state organizzate le “Giornate mediterranee dell’olio,vi hanno partecipato paesi dal Nord Africa alla Giordana e i Paesi dei Balcani Orientali (Pao).
Sul fronte del turismo la situazione attuale ci vede concorrenti, nostro proposito è superare questo e studiare insieme la creazione di un sistema del turismo adriatico che possa attrarre non più il turismo tedesco o olandese ma di altri continenti soprattutto dalla Cina. Si prevede che a breve arriveranno a 130 milioni il numero di potenziali turisti cinesi. L’obiettivo è creare attorno a punti di eccellenza adriatici, come Venezia Grecia e Balcani occidentali, un pacchetto turistico unitario e promuoverlo nei continenti”.

L’UE dopo aver stanziato finanziamenti per facilitare l’avvicinamento di queste aree propone la costituzione della Euroregione Adriatica, idea già circolata negli anni ‘80 e prefigurata dai programmi di cooperazione transfrontaliera, di cui hanno beneficiato anche le regioni costiere adriatiche e croate. Come ci spiega il Dott.Cingolani tutto questo sta sempre più diventando una realtà:
Il 6 febbraio scorso si è svolta a Venezia la riunione dei presidenti delle regioni adriatiche per la istituzione della Euroregione adriatica. Per questo l’Unione Europea dà dei finanziamenti: l’Interreg IIIA che riguarda e sostiene tutti gli interventi che vengono realizzati nella fascia costiera occidentale adriatica per le regioni italiane e i fondi Cards per i paesi PAO (Paesi Adriatico Orientale).
Nel 2007 si unificheranno per creare maggiore sinergia e dare vita a un progetto del bacino Adriatico
”.

Quali difficoltà aspettano la Croazia?
Naturalmente ci saranno come per altri paesi prima ad esempio la Polonia. Il maggior ostacolo per la Croazia probabilmente sarà superare il forte sentimento nazionalistico. L’episodio del generale Gotovina ci ha dimostrato come ancora certi temi debbano essere affrontati. L’Europa richiede adempimenti non solo di carattere economico, che normalmente vengono superati, ma anche di carattere politico e ideologico addirittura. Soprattutto alludo ai giovani. Quando vado in Croazia io dico: sono europeo di una regione chiamata Italia e abito ad Ancona. Credo che debbano ancora superare egoismi nazionali e capire che ci sono sacrifici e rinunce da fare per entrare in una ottica europea. Non hanno ancora compreso e assorbito lo spirito europeo. Credo che sia essenziale lavorare soprattutto sulla gioventù e le donne, su quella fascia della popolazione meno coinvolta nelle vicende del passato.
L’Europa è un progetto che ci costa realizzare e ci richiede dei sacrifici ma è una realtà che lasceremo soprattutto alle generazioni a venire
.

Per maggiori informazioni:
http://www.aicec.an.camcom.it/home.php?area=431&id_sez=437.

La prossima settimana il viaggio continua in Bielorussia.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 01 aprile 2006 - 3255 letture

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