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Fermo: 'Così è se vi pare' al Teatro dell'Aquila

5' di lettura 30/11/-0001 -
Dopo una lunga pausa di due mesi riprende la stagione di prosa del Teatro dell’Aquila di Fermo promossa dal Comune e dall’Amat.
Venerdì 3 e sabato 4 marzo la Compagnia del Teatro Carcano mette in scena Cosi’ è (se vi pare) di Luigi Pirandello con Giulio Bosetti (che firma anche la regia) e Marina Bonfigli.



Dal 1949, per oltre cinquant’anni, Pirandello è stato l’autore più frequentato da Giulio Bosetti che a metà degli anni Settanta, nel pieno della sua maturità di attore, ha iniziato una frequentazione anche registica che ha toccato Sei personaggi in cerca d’autore (1976 – 77), Non si sa come (1977 – 78), Tutto per bene (1980 – 81) e Il berretto a sonagli (1999 –2000) e che approda ora a quel crogiuolo nel quale convergono in quei primi mesi del 1917 un po’ tutti i temi della novellistica pirandelliana, condensati in una drammaturgia perfetta, approdo e apertura verso quella rivoluzione operata dall’autore sul palcoscenico del Novecento.

All’interpretazione della Signora Frola hanno legato il loro nome le maggiori attrici italiane del Novecento, da Marta Abba, Paola Borboni, Alda Borelli, Gina Sammarco a Emma e Irma Gramatica, Evi Maltagliati, Diana Torrieri, Rina Morelli, Lilla Brignone, cui si è aggiunta Marina Bonfigli, della quale ricordiamo l’interpretazione della Signora Alving in Spettri e quella di Ginevra in Non si sa come, due donne, nel sottotesto, assai vicine alla solo apparente tranquillità della Signora Frola.

La vicenda ha luogo nel salotto del consigliere Agazzi dove si raduna l’élite di una piccola città di provincia. Oggetto della crudele curiosità dei presenti è la “strana” famiglia del nuovo impiegato della Prefettura, il signor Ponza. Il tema su cui si dibatte è se sia pazzo il signor Ponza o la signora Frola (suocera del Ponza): i due vengono ricevuti prima separatamente, poi insieme in un confronto che ha la ferocia indagatrice di un tribunale antico. Non venendo fuori la verità nemmeno dal confronto diretto tra i due, entra in ballo lo stesso prefetto che impone al suo dipendente di far venire la moglie, l’unica in grado di sciogliere il dilemma che la riguarda: ovvero se è veramente figlia della signora Frola (interpretata da Marina Bonfigli) o se invece è la seconda moglie di Ponza. In questo caso la signora Frola sarebbe la madre della prima moglie morta da qualche anno. Dunque – secondo gli accusatori – o è folle il signor Ponza che tiene separate le due donne o è pazza la signora Frola che afferma di essere madre di una che non le è figlia. Celata da un velo nero la signora Ponza dichiarerà di essere contemporaneamente la seconda moglie di Ponza e figlia di Frola e di per sé nessuno: “io sono – dice – colei che mi si crede”. Così l’enigma permane: il mistero continuerà ad avvolgere quelle povere vite e la verità si allontanerà sempre più dalla possibilità di essere colta. In questo quadro drammatico emerge la figura di Laudisi (interpretato da Giulio Bosetti), fotografo che, in quanto tale, è consapevole del privilegio di afferrare l’attimo, ma non la storia. Estraneo alla feroce curiosità dei piccoli borghesi che lo circondano e ai personaggi che ne sono vittima, Laudisi assiste sorridente e distaccato, sottolineando ogni tentativo fallito di fare luce sulla vicenda con un’ironica risata. Nella sua lettura registica, Bosetti ha voluto sottolineare la stranezza del rapporto tra il signor Ponza e la signora Frola, un rapporto che aggiunge enigma all’enigma con sfumature che possono far pensare a una passione amorosa. Così è (se vi pare), tratta dalla novella “La signora Frola e il Signor Ponza, suo genero” contenuta nella raccolta “Una giornata”, accentua, nel titolo, con ironia, la problematica esistenziale che Pirandello affronta nella storia: l’impossibilità di avere una visione unica e certa della realtà. Un tema ricorrente, questo, su cui l’autore siciliano tornerà ancora più radicalmente nel romanzo del 1926, “Uno, nessuno e centomila”, ma che appare qui già nelle parole proferite da Lamberto Laudisi: «Io sono realmente come mi vede lei. Ma ciò non toglie, cara signora mia, che io non sia anche realmente come mi vede suo marito, mia sorella, mia nipote e la signora qua… Vi vedo affannati a cercar di sapere chi sono gli altri e le cose come sono, quasi che gli altri e le cose per se stessi fossero così o così». Queste battute poste all’inizio della commedia, quasi un’introduzione fatta dall’autore stesso per chiarire quale sia il punto cruciale di tutta la vicenda, mettono così lo spettatore (o il lettore) subito di fronte a una prospettiva diversa, profonda ed esistenziale, che nulla ha a che fare col banale pettegolezzo.

Le scene dello spettacolo sono di Nicola Rubertelli, i costumi di Carla Ricotti, le musiche di Giancarlo Chiaramello e i movimenti mimici curati da Marise Flach. Informazioni e biglietti (da euro 10,00 a euro 25,00): biglietteria del Teatro 0734 284295-223412.
Vendita on line su www.amat.marche.it
Inizio spettacolo ore 21.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 28 febbraio 2006 - 1480 letture

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